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A parole primi e puliti. Ma i fatti…

di Daniele Lo Monaco - Mag. 2000

Accadono fatti, si sentono parole. Il problema del calcio è che raramente i primi coincidono con le seconde e così, giorno dopo giorno, lo sport che ci appassiona viene ripetutamente colpito da bracconieri senza scrupoli che si proclamano contro la caccia, da truffatori in servizio permanente effettivo che predicano onestà, da ladri attrezzatissimi che fingono candore. Così i cari presidenti minacciano rivoluzioni che non realizzeranno mai, mentre l'illusa gente scende in piazza reclamando giustizia: ma quale giustizia? E siete sicuri che Sensi, Cragnotti o Cecchi Gori vogliono la vostra giustizia? Se non siete sicuri analizziamo i fatti e ripassiamo le parole.
Dunque la penultima giornata di campionato ha legittimato le velleità dei complottisti con un doppio gancio al mento che non ammette repliche: a Torino la vittoria juventina (sul Parma in campo e sulla Lazio in classifica) è stata preservata da un arbitro, De Santis, che quest'anno aveva guadagnato inattesi consensi, con un atto inedito: il fallo di confusione (un obbrobrio regolamentare tollerato con incredibile leggerezza) fischiato stavolta senza la minima confusione. Questo il fatto. A commento sono piovute le parole, tutte puntualmente di parte, a difendere non la verità ma l'interesse di bottega. A parole, dunque, si sono scagliati tutti contro la Juventus e i presunti illeciti poteri di cui dispone: chiaro il riferimento allo tracotanza di Moggi in salsa Fiat. Ma nessuno che, con i fatti, avesse mai pensato, solo per un attimo, di denunciare le ripetute angherie dell'ex bigliettaio di Civitavecchia, da anni sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi vive nel calcio. E invece i presidenti con una mano chiedono giustizia e con l'altra firmano accordi con lo stesso Moggi, che è sempre meglio avercelo amico che nemico e che se cade rischia di trascinarne tanti nel fango. Lampante il caso Sensi: dopo aver combattuto a parole per un'intera stagione 'il palazzo', quest'anno ha effettuato una clamorosa conversione a 'u' cercando con atti ai limiti del lecito di accattivarsi simpatie già alienate.
Fatti (ecco il secondo gancio al mento) sono anche quelli visti all'Olimpico, con un rigore inesistente (identico a quello che due anni fa fu ingiustamente concesso alla Roma contro il Bari e che provocò la contestata confessione di Totti) fischiato con soddisfatta sollecitudine da un altro arbitro servile che già nel primo tempo aveva sorvolato su un atto violento di Costacurta ai suoi danni: per molto meno, a Perugia, ancora Totti era stato espulso da un direttore di gara stavolta inflessibile. A parole, però, ancora una volta tutti pronti a tirar l'acqua al proprio mulino, da Costacurta a Bierhoff a Cannavò a Capello, quest'ultimo pronto a individuare proprio l'episodio del rigore quale elemento decisivo per la mancata qualificazione della Roma alla Champions League. Si ricordi, Capello, le sue parole a rosso&giallo dello scorso settembre: 'Secondi sarebbe un successo, quinti un fallimento'. Mancano novanta minuti alla fine, si profila un sesto posto della Roma, salvo miracoli: più che un fallimento. E questo è un altro fatto. A parole, invece, Sensi aveva mandato via Zeman perchè dava fastidio al palazzo e perchè finalmente voleva vincere. Chissà quali assicurazioni aveva avuto. A parole. Infine la questione economica: con il collocamento in Borsa alla Roma, dicono gli esperti, entreranno 3-400 miliardi freschi. Perchè allora non rinunciare a una parte del misero incasso del botteghino (una trentina di miliardi a stagione) riducendo drasticamente il prezzo di abbonamenti e biglietti? A parole lo stesso Sensi l'aveva promesso. Nei fatti è rimasta un'utopia. Che strano.

 


  1. La Roma nel cuore e nell'anima

  2. Fuori i mercanti dal tempio

  3. Nessuno ci può fermare

  4. Scudetto? Riparliamone a Febbraio

  5. La Roma lascia, noi raddoppiamo

  6. Dove eravamo rimasti?

  7. Sensi e il complotto di colpa

  8. Il campionato comincia adesso

  9. Per ora è solo un buon inizio

  10. Forza ragazzi possiamo provarci

  11. Facciamo sentire la nostra voce

  12. Gli orologi? Non vedevano l'ora

  13. Ma quel giorno dovrà arrivare

  14. A parole primi e puliti. Ma i fatti…

  15. Se il buongiorno si vede dal pattino

  16. Per questo ti chiedo di non tradirmi più

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