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Annegati in una bolla di sapone di Gianfranco Giubilo - Nov. 1998
Un'altra frangia di stagione che se ne va. Non invano, avendo lasciato segni vistosi, che i cerotti degli atti di fede espressi anche da famiglie illustri non bastano a mascherare. Il calcio travolto dalla bufera che le sue stesse approssimazioni hanno scatenato, coinvolgendo l'intero sport italiano, ai massimi livelli.
Significativi e istruttivi raccontini hanno rallegrato il primo autunno, con tanto di morale, se la parola non è troppo enfatica in relazione ai momenti che si stanno vivendo. Alcuni buoni e altri meno buoni, come recitava una subdola propaganda elettorale.
Vediamo.
LA BOLLA
Zeman protagonista, ruolo al quale lo hanno promosso, senza volontà, i suoi più autorevoli interlocutori. Una «bolla di sapone», un Grande Saggio aveva definito i suoi dubbi sugli aiuti farmacologici agli atleti, bolla che è diventata un'enorme tinozza da bucato nella quale lavare panni restii a qualsiasi celebrato detersivo. Il Palazzo al quale, secondo la spiritosa interpretazione di Massimo Moratti, Zeman si era appoggiato per allacciarsi una scarpa, è venuto giù. Pescante, il più dignitoso, se ne è andato, Nizzola non è più presidente federale ma non lo sa e imperterrito lancia proclami. Del resto, di lui ha detto Giraudo: «Non deve dimettersi, un dirigente come lui può dare ancora molto». A chi?
QUANDO C' È LA SALUTE.
Le ondate di indignazione, a senso unico, nei confronti dell'irriverente boemo, non hanno convinto magistrati attenti. La pentola scoperchiata ha rilevato contenuti raccapriccianti: esami fasulli o mai eseguiti, un laboratorio chiuso dal Cio, licenziamenti e dimissioni a raffica, avvisi di garanzia. Ma in fondo che c'è di male se una pubblicazione specializzata per gli allenatori propone somministrazioni di «epo» anche nell' intervallo delle partite. In fondo, dice Lippi, nel calcio circola la cocaina: «E se lo dice lui», replica Zeman. Si apprende che la Federcalcio era una delle migliori clienti di una farmacia bolognese ormai meta costante di Finanza e Nas. Del resto, che altro deve fare un ente con sede a Roma se non fare i suoi acquisti a Bologna? Va meglio con l'ormone della crescita: secondo il consumo registrato del prodotto, destinato ai bimbi da zero a quattro anni affetti da nanismo, in Italia un bimbo su otto è un nano. A meno che il farmaco non sia destinato a meno nobili usi, ma questa è ipotesi da menti perverse: da Zeman, insomma.
IL PROTAGONISTA.
Non siamo al Prater di Vienna, non ci sono più Orson Welles e il suo «terzo uomo». C'è il quarto, ma rifiuta il ruolo di comparsa, abusivamente si impossessa della ribalta, amministra una giustizia che non gli compete. Per mascherare l'abuso di potere, niente di meglio che criminalizzare Nedved, in una partita che aveva visto episodi da ritiro della tessera federale. Mentre scrivo, non sono in grado di ipotizzare gli sviluppi di una vicenda che farà chiasso e che resta esemplare sulla labilità dei ruoli, in un calcio che vorrebbe il primato mondiale della credibilità. Del resto, Massimo Mauro non ha affermato che Salas avrebbe «dovuto togliere la gamba» per evitare Colonnese? Il quale, cavallerescamente, voleva risparmiargli la fatica: togliendogliela lui, la gamba.
APPELLO.
Cragnotti spende molto, Sensi è più oculato, ma se servono giocatori illustri, perché non rivolgersi a Rutelli? In fondo, il leggendario Jesus Gil y Gil, due anni di fresca squalifica per istigazione alla violenza, ha tracciato il solco. Come sindaco di Marbella, il presidente dell'Atletico Madrid ha «devoluto» 25 miliardi del bilancio comunale per acquistare i laziali Chamot e Jugovic. Il Campidoglio, dall'alto della sua grandezza, risponda adeguatamente.
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