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Guardalinee nun t'allargà.

di Gianfranco Giubilo - Nov. 1999

C'erano una volta due signori, armati di bandieretta. Guardalinee, li chiamavano, segnalavano e assegnavano rimesse con le mani, si esaltavano quando potevano entrare nel vivo della partita, assumendosi la pesante responsabilità di stabilire la regolarità della posizione di un attaccante. Erano perfino contenti quando, a furia di aranciate (non fresche bibite, ma frutti lanciati dagli spalti), uscivano dall'anonimato: con qualche livido e qualche modesta citazione sui giornali. Ora, sulla scia delle colf e degli operatori ecologici, hanno preteso e ottenuto una loro dignità: assistenti dell'arbitro, vengono definiti, chissà perchŽ vengono in mente i collaboratori di giustizia, che una volta erano spioni. Anche se Çassistenti dell'arbitroÈ li chiama soltanto Carlo Nesti, hanno preso coscienze di sŽ e delle briciole di potere sottilmente sgraffignate: mai raggiunte, da arbitri mediocri, la ribalta sognata, ecco l'occasione della rivalsa, sogno di tutti i frustrati, per questo nuova dimensione, che Blatter incoraggia (e te pareva), quale topolino da esperimenti migliore di una squadra senza Santi in Paradiso (se mai il Palazzo potesse così definirsi) e con peso politico pari a quello dei diamanti, nel senso che non si tratta di roba venduta a chili? La Roma si è beccata, in tempi non lontani, la mania di grandezza di tale Raiola, quello coi baffoni, una volta ormai inciso nella grata memoria dei giallorossi. A Udine, una punizione trasformata, con un semplice gesto della bandierina-bacchetta magica, in rigore con espulsione di Aldair. Che conta se si trattava di una frescaccia sesquipedale? Importante è finire sui media, in parole e immagini, lui c'è riuscito, nessuno potrà più dargli impunemente del guardalinee. Presto il buon esito dell'iniziativa, ci ha ÇariocatoÈ (voce del verbo ariocare, donde: Ah! ciariochi!) un signore delegato a sorvegliare le linee laterali dallo stadio di Firenze. Aveva avuto una piccola divergenza di vedute con Totti, ha attezio paziente l'ora della nemesi: quello lì, ha detto all'arbito, è da cacciare, l'ho visto io, la lince, mi fanno un baffo moviole e telecamere. Poi, la prima domenica di novembre, la perla del signor Massaro: Zebina ferma con un fallo di mano un'azione da gol, l'arbitro fischia la punizione, ha già in mano il cartellino giallo per il difensore del Cagliari, seconda ammonizione e dunque rosso. E qui spunta l'ssistente: lui assiste, lo dice la parola stessa, che debba anche vedere non è obbligatorio. Infatti giura che il mani non c'era, niente punizione, espulsione neanche a parlarne. Trentalange, arbitro che ha grande senso dell'autorità (qualcuno ricorderà la comica espulsione di Zinetti per un impercettibile movimento del pallone su rimessa di fondo) decide di abbozzare: scusate, ho sbagliato, palla scodellata o, come si diceva ai bei tempi Çfamo i du' rimbarziÈ. Episodio particolarmente grave perchŽ, che io ricordi, si era trattato del primo fischio indovinato nella carriera arbitrale del medico torinese, da più di una tifoseria, quella sampdoriana in particolare, ricordato con vivo affetto. Penso che a questo punto la Roma si batterà perchŽ le partite siano dirette non da uno o due, ma almeno da quattro arbitro. Cancellando, se possibile, il guardalinee o assistente come a voi, (a me no) piace. A meno che questi signori, se non altro nelle partite della Roma, non tornino a limitarsi a guardare più al campo che a una fugace popolarità. Memori, se qualcuno è soccorso da studi classici, del bonario richiamo di Apelle al calzolaio prodigo di consigli sui sandali di una statua: ÇNec ultra crepidasÈ. Noi diremmo: nun t'allarga'.

 


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