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di Gianfranco Giubilo - Dic. 2000
Piazza San Pietro, ore 10.00, giovedi 30 Novembre. Fa uno strano effetto vedere sciarpe e fazzoletti rosso e gialli invadere quello che, solitamente, è uno spazio dedicato alla preghiera ed alla devozione. Per una mattina il Vaticano si trasforma in uno stadio, la Sala Nervi accoglie quattromila tifosi chiamati a festeggiare il Giubileo della Roma. La sacra atmosfera del luogo, simbolo della cristianità nel mondo, si fonde in un'unione magica ed irripetibile con i colori di Roma e della Roma. La squadra si presenta al completo (tranne Zanetti in permesso), con familiari al seguito. Franco Sensi mostra con orgoglio al Papa la sua creatura. È emozionato il presidente, l'evento è importante, "storico" come dirà alla fine della mattinata. I tifosi presenti si scaldano, difficile contenere l'entusiasmo e l'amore verso i propri beniamini, anche se la sacralità e l'austerità del luogo lo imporrebbero. Sventolano i vessilli rosso e gialli, si alzano gli stendardi, nella sala Nervi echeggiano i cori per Batistuta e Totti. Il Santo Padre si presenta alle 12.00, l'applauso si alza, unico. Le mani dei tifosi battono contemporaneamente a quelle di calciatori e dirigenti. Nessuno rimane insensibile al fascino di quell'uomo vestito di bianco, che cammina curvo quasi si portasse sulle spalle tutti i mali del mondo. Al di là del credo religioso di ognuno, l'attuale Pontefice ha un carisma magnetico, che trasforma l'atmosfera in maniera palpabile nel momento in cui fa il suo ingresso. "Siete il simbolo della città, portate il nome ed i colori di Roma nel mondo. Fatevi portavoce del messaggio cristiano, onorando la storia e la tradizione della città". Queste le parole che si diffondono nella sala, pronunciate dalla voce tremolante del Papa. Ascolta la gente romanista, ascolta la squadra, ascolta Sensi. E l'ovazione si alza interrompendo quell'iniziale, impacciato e rispettoso silenzio.
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