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La crisi non si risolve solo col talento

di Gianfranco Giubilo - Mag. 2000

Nel mese degli scherzi, il pesce più grosso è certamente rappresentato dall'autoflagellazione che il calcio nostrano si è inflitto, senza risparmiare sulla pelle degli scudisci, dopo il clamoroso flop europeo, lontanissimo il precedente di semifinali orfane di squadre italiane. Mancato il divertimento di seguire per Tv le nostre beneamate, i più attenti tra gli addetti ai lavori avranno trovato almeno motivo di gratificazione nel trombonismo imperante, le famose affermazioni di principio che non ammettono opposizione. Per cui i nuovi profeti del calcio sono i responsabili, loro hanno avvilito il talento a beneficio della corsa e dei muscoli, torniamo al passato se vogliamo salvare l'anima. Naturalmente, nell'esaltazione nostalgica della fantasia perduta, sono rarissimi, quasi inesistenti, gli accenni ai bei tempi in cui il calcio italiano raccoglieva i primi allori continentali con le cosidette tattiche accorte, visto che di fronte all'espressione 'catenaccione gigante' si aveva almeno il buon gusto di arrossire. Ha provato a dire qualcosa di meno superficiale Arrigo Sacchi, e naturalmente si è guadagnato la sdegnata reazione dei suoi eversori di sempre, non a caso portabandiera del miserabile spettacolo attuale, soprattutto a livello di azzurro (ma poi magari lucreremo qualche furbo contropiede agli Europei e tutto sarà dimenticato). Insomma: gli schemi e gli allenatori d'avanguardia mortificano il talento, c'è una vaga aria di nostalgia verso un passato di vittorie a ogni costo e chissenestrasbatte del gioco e dello spettacolo. I talenti, questo il punto. Ricordo bene l'Olanda degli Anni Settanta, poco vincente in relazione ai meriti, ma capace di indicare nuove strade che molti, forse troppi, avrebbero imitato, qualcuno maldestramente scopiazzando. Quel calcio olandese, così attento al collettivo e alla manovra ragionata, come è noto ha distrutto completamente il più fulgido talento di quel Paese, tale Cruyff Giovanni, che per colpa degli schemi nella storia del calcio si sarebbe ritagliato, secondo i teoremi di qualche genio, un posticino secondario. O di un Neeskens, giocatori che nel computo delle qualità tecniche, atletiche, tattiche e calcisticamente intellettuali forse al giorno d'oggi non avrebbero prezzo, neanche in questo pazzo mercato. Comodo, naturalmente, caricare tutto sulla schiena di chi nel gioco, soprattutto, ha creduto. E nella sua capacità di pagare.
Due nomi su tutti, Sacchi e Zeman, chiedo scusa se ne rimpiango l'assenza dal calcio attivo. Quindi, del tutto occasionale se con il boemo Francesco Totti, mica uno scarso tecnicamente, abbia vissuto le sue due stagioni più belle, nonostante l'intermezzo del servizio militare; e che lo spiritato Arrigo abbia sopportato abbastanza bene, nel rigore dei suoi schemi e nella meticolosità della sua preparazione, piedi notoriamente poco educati come quelli di Marco Van Basten e di Ruud Gullit, per non parlare di Donadoni, talento puro esaltato, e mai frenato, da compiti tattici specifici recitati con invidiabile intelligenza. Insomma, nessuno lo nomina ma forse qualcuno avrebbe la tentazione di un ritorno alla'praticità' (si dice così?), di quel Carlos Bianchi che aborriva sentire nominare la parola spettacolo e il cui fantasma viene richiamato in vista di questi giorni in modo singolare. Leggo infatti che un rispettabile signore di nome Andrea Occhipinti, vicepresidente dei distributori di film, ha lanciato una proposta per 'trovare', in accordo con Federazione e Lega, una migliore distribuzione delle partite di calcio durante la settimana. Quindi, limitare il calcio di domenica, abolire le notturne e via dicendo, altrimenti si sottraggono spettatori al cinema. In attesa delle iniziative dei titolari di bar, gelaterie e dei ristoranti, il consiglio è facile: cercate di far tornare Carlos Bianchi e magari qualche suo fedele seguace. Vi ricordate che cosa diceva agli oppositori dell'allucinante noia del suo calcio: 'Chi vuole divertirsi, chi pretende lo spettacolo non venga a vedere la Roma, vada al cinema'. In fondo, ha dimostrato di essere un precursore.

 


  1. Superlega, l'ultimo attentato

  2. Annegati in una bolla di sapone

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  5. Sacchi, suicidio di un maestro

  6. Sotto il vestito la stupidità

  7. La Roma meglio di Milan e Lazio

  8. Sensi, una scelta da rispettare

  9. Guardalinee nun t'allargà.

  10. Il (poco) piacere dell'onestà

  11. Niente di nuovo nel millennio vecchio

  12. Galliani e Fascetti, esempi luminosi

  13. La crisi non si risolve solo col talento

  14. Roma da titolo ma senza Emerson il problema sta nel mezzo

  15. Glerean, Zeman e Baggio quando il calcio è roba da schemi

  16. Dic.2000

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