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15
dicembre 2003
Interrogarsi sul presente. Il collettivo femminista Mafalda
di Paola Sassone
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Il
3 dicembre presso il MUCCHIO SELVAGGIO, laboratorio sociale
occupato di v. Peyron 4 a Torino, si è
svolta la prima assemblea organizzata dal collettivo femminista
Mafalda sul tema della violenza sessuale.
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Partiamo dall'inizio: che cos'è e come nasce il collettivo? Siamo un gruppo di ragazze, studentesse medie, universitarie e lavoratrici precarie che hanno vissuto insieme la grandiosa esperienza del movimento dei movimenti, da Nizza a Genova, passando per le grandi mobilitazioni nazionali e internazionali degli ultimi anni. Insieme siamo scese in piazza contro la mercificazione dei saperi, contro i licenziamenti delle e degli operai FIAT di Mirafiori, contro il proibizionismo e per i diritti delle e dei migranti… Ma insieme abbiamo anche cominciato a ragionare sul patriarcato e sull'oppressione delle donne in questo sistema capitalista e maschilista. Per questo è nato il collettivo, per riprendere ad analizzare e conoscere il femminismo e i movimenti di liberazione delle donne, che sembrano essere diventati inattuali e fuori moda, e per portare le nostre istanze e la nostra ribellione all'interno del movimento misto, che inconsapevolmente fa proprie tante delle modalità di lotta del femminismo storico, senza però, troppo spesso, volerne riconoscere la dignità politica. Proprio da questo desiderio di contaminazione nasce la volontà di costruire con i compagni e le compagne del movimento torinese un percorso di rivendicazione dei diritti sociali che ci ha portate/i all'occupazione dello stabile di v. Peyron. Il MUCCHIO SELVAGGIO vuole infatti essere un laboratorio politico e sociale che incontra i bisogni della cittadinanza e le restituisce la possibilità di decidere della propria vita e del proprio territorio. Partendo da un'analisi attenta della condizione delle giovani donne, stiamo cercando di riavvicinare il femminismo alla nostra generazione, di mostrare quanto sia ancora necessaria una analisi di genere dei fenomeni politici e sociali che troppo spesso scorrono sulle nostre vite senza darci il tempo di comprenderli.
Ripartiamo dai bisogniI: il bisogno di una casa, di un'istruzione che non sia merce da sfruttare per le imprese, di un salario sociale che ci permetta di svincolarci dal sistema-famiglia e renda effettiva la nostra indipendenza, di una sanità pubblica e dalla parte delle donne, di un chiaro no alla violenza con la quale il sistema patriarcale ancora ci domina…Da qui deriva la specificità e allo stesso tempo l'internità del nostro percorso nel Mucchio selvaggio. Il paradigma della nostra vita è la precarietà e proprio il nostro essere precarie è ciò che consente al maschilismo e al liberismo di manipolarci. Ma noi non ci stiamo! Rivendichiamo diritti e libertà di decidere dei nostri corpi e delle nostre vite.
Da queste riflessioni nasce anche il nostro progetto più ambizioso: in una fase politica caratterizzata dallo sgretolamento dello stato sociale e dalla condanna di tutte le esperienze che si rivolgono a chi vive ai margini e combatte lo stato di cose presenti, riproponiamo l'autoorganizzazione dei soggetti sociali come strumento di lotta, e la creazione di nuovi spazi sociali aperti a tutte e tutti coloro che vogliono sperimentare nuove forme di democrazia dal basso.
L'assemblea del 3 dicembre è stata un primo passo in questa direzione: ci siamo incontrate in un contesto misto per riflettere sulle radici della violenza sessuale che ci vuole vittime impotenti del patriarcato e che cerca di controllare e definire, attraverso l'abuso dei nostri corpi, il nostro ruolo passivo all'interno della società. Le parole che meglio riassumono i contenuti dell'assemblea sono: Mai più vittime! Tutte libere di andare dappertutto.
In nome di questa libertà abbiamo scelto di creare un centro di ascolto e un "contro-consultorio" per le giovani, uno spazio nel quale conoscerci, confrontarci e offrire sostegno a tutte le ragazze che non vogliono più sentirsi vittime di un ruolo imposto dall'alto, ma ricominciare a pensare con la propria testa e a decidere del proprio futuro, del proprio corpo, della propria sessualità.
Paola Sassone
collettivo femminista Mafalda
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