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Relazioni interpersonali  e modalità comunicative
a cura di Mary Nicotra


15 febbraio 2004

Quale famiglia?  Si costituisce il secondo mandato dell’ Osservatorio Nazionale della Famiglia di Mary Nicotra


Il 27 Gennaio scorso  si è costituito il secondo mandato dell’ Osservatorio Nazionale della Famiglia.

 Chiara Saraceno

L’ Osservatorio, nato nel  2000 attraverso una convenzione stipulata tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli Affari Sociali ed il Comune di Bologna - Settore Coordinamento Servizi Sociali, aveva tra le sue finalità la  raccolta ed analisi di dati in due ambiti complementari: i mutamenti socio-demografici delle famiglie e le politiche - regionali, provinciali, comunali e dei Comuni Metropolitani - per le famiglie. 
Con questo secondo mandato  prendono forma  due importanti cambiamenti: la definizione dell’Osservatorio, non più Osservatorio delle Famiglie ma della Famiglia e vengono estromessi dal Comitato Scientifico  due eminenti  studiosi, Marzio Barbagli e  Chiara Saraceno, sociologi di affermata fama internazionale. Entrambi  si occupano della storia e dei mutamenti delle famiglie e  si sono distinti  per aver dato spazio nelle loro ricerche all’osservazione dei mutamenti che hanno preso forma   nel tessuto sociale italiano quali oggi si manifestano come realtà consolidate. Tra le pubblicazioni di Marzio Barbagli  ricordiamo  Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia in Italia dal XV al XX secolo ( Il Mulino, Bologna, 2001)   e Omosessuali Moderni Gay e lesbiche in Italia, mentre  di Chiara Saraceno, Sociologia della famiglia (il Mulino, Bologna 2001) Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia, (Il Mulino, Bologna, 1998) e "Diversi da chi? Gay. lesbiche, transessuali in un'area metropolitana" (Guerini e Associati, 2003). Insieme hanno scritto Separarsi in Italia (il Mulino, Bologna 1998) , la prima ricerca nazionale sul fenomeno della separazione 

Secondo quanto sottolineato da Chiara  Saraceno: ‘’non è messa in discussione la scelta degli esperti in quanto è legittimo  decidere di desiderare altri esperti e altre voci,  ma vale la pena di riflettere sulle preoccupanti motivazioni che sono state fornite a giustificazione dell’estromissione, una estromissione che trovo particolarmente grave nel caso di  Barbagli, che è stato  l’ideatore dell’ Osservatorio e al quale si deve se l’Osservatorio è collocato a Bologna’’.
Aggiunge Saraceno: l’On. Sestini, sottosegretario alle Politiche Sociali si è espressa  con queste parole  “I due studiosi si occupano di fenomeni che nulla hanno a che fare con la famiglia (famiglie di fatto, coppie omosessuali) e con ciò dimostrano di non credere nella famiglia’’

“A noi interessa la famiglia legittima’’
precisa l’On Moroni e con queste parole cade l’ombra pesante di una visione prescrittiva della ricerca sociale. Non più una ricerca sociale dallo  sguardo aperto ai fenomeni sociali nella loro complessità, non più un’indagine aperta a studiare la realtà sociale per come si manifesta  ma la volontà da parte dello Stato di restringere questo sguardo solo sulla famiglia legittimata dal matrimonio. Restano nell’ombra tutte le altre realtà che si sono prodotte nel tessuto sociale italiano: le famiglie di fatto eterosessuali  e le convivenze di gay, lesbiche, transgender. Esse non esistono come fenomeno da ricercare né per il nuovo Osservatorio della Famiglia né, come nel caso di Barbagli e Saraceno, per singoli ricercatori – un diniego  organizzato dallo  Stato su  cosa possa essere pubblicamente riconosciuto come oggetto di studio da parte delle scienze sociali.
Il mio sgomento è tale che  le parole mi si soffocano nella gola. Per permetterVi comunque di riflettere  sui significati  che scelte ideologiche di questo tipo implicano, inserisco in questa pagina, la lettera aperta del
Consiglio di Gestione del CIRSDe (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne dell’Università di Torino – di cui Saraceno è presidente) nella speranza che la loro riflessione  venga accolta e  induca ognuna di voi a riflettere su questioni che ci riguardano tutte e tutti come cittadine, cittadini,  donne e uomini.



Lettera aperta


Il Consiglio di Gestione del CIRSDe (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne dell’Università di Torino) esprime la propria profonda preoccupazione per l’approccio dimostrato recentemente dal Governo, attraverso il Ministero della Sanità e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nei confronti di temi che riguardano le donne e la famiglia. 
           La legge sulla procreazione assistita rispecchia infatti una concezione della donna intesa come soggetto non autonomo e non autorizzato a decidere sul proprio corpo, un soggetto a cui non si riconosce la responsabilità delle proprie scelte procreative e il diritto di valutare a quali ausili ricorrere tra quelli che può apportare la scienza medica, allo stato attuale delle conoscenze e delle pratiche disponibili. Ciò corrisponde ad un’impostazione che, da un lato, lede la libertà individuale di ogni singola donna e, dall’altro, risulta sostanzialmente antiscientifica, in quanto subordina a considerazioni ideologiche l’adozione di pratiche mediche riconosciute dalla comunità scientifica internazionale, così come l’adozione di sistemi di controllo e predizione di rischi, imponendo in tal modo a tutte le donne scelte riconducibili a convinzioni che potrebbero non essere da loro condivise o che potrebbero avere gravi conseguenze sulla loro integrità fisica e psicologica. 
          Inoltre, la legge sulla procreazione assistita pretende di assumere un concetto di famiglia che nega legittimità a differenti tipi di unione, ugualmente basate sulla convivenza, sul mutuo sostegno affettivo ed economico, sulla condivisione dei progetti e delle responsabilità tra i partners.
        Lo stesso concetto restrittivo e ideologico di famiglia è stato ribadito in occasione della mancata riconferma, nel Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulle famiglie italiane, di due noti studiosi della famiglia, Marzio Barbagli e Chiara Saraceno. La motivazione della loro esclusione, a quanto dichiarato alla stampa dall’onorevole Grazia Sestini, Sottosegretario del Ministero del Lavoro, è da imputarsi infatti all’aver essi effettuato ricerche e analisi anche su fenomeni quali unioni di fatto o coppie omosessuali, dimostrando così – secondo l’onorevole Sestini – di non condividere la concezione dell’istituzione familiare adottata dal Governo. 

       Si ritiene, anche in questo caso, che il comportamento di parte governativa intenda imporre una visione ideologica, palesemente in contrasto col principio di libertà della ricerca scientifica, principio fondamentale della società moderna. In particolare, il CIRSDe considera abnorme una motivazione che rifiuta la libera effettuazione di ricerche su tematiche e fenomeni che assumono, lo si voglia o meno, un rilievo crescente nelle società occidentali.
       Il Consiglio di Gestione del CIRSDe ritiene del tutto inaccettabile il ripetersi, da parte governativa, di una prassi che contrasta profondamente con scelte autonome di convivenza, di sessualità e di procreazione, una prassi che mortifica e danneggia l’integrità psico-fisica delle donne, che subordina la ricerca scientifica alla corrispondenza dei risultati e delle applicazioni con aspettative caratterizzate ideologicamente e politicamente. 
         Il Consiglio di Gestione del CIRSDe esprime inoltre la propria solidarietà a Marzio Barbagli, studioso di fama internazionale, ideatore dell’Osservatorio sulle famiglie italiane e suo precedente coordinatore, il quale - con la sua seria e scientificamente corretta pratica di ricerca, protrattasi nel corso di molti anni - molto ha contribuito alla conoscenza della reale condizione delle donne e delle famiglie.

Il Consiglio di Gestione del CIRSDe

Torino, 4 febbraio 2004



 









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