8
1/2: il sogno di un maestro
Apicella.
Segni particolari?Nutella!
Cinema
balcanico
L.
A. Confidential
La
Formula
La
sottile linea rossa
Matrix
Scherzi
del cuore
The
Truman show
Accadde
a giugno...
Bonjour,
Monsier de Talleyrand
Ecco
i nuovi Tamagotchi: i Furby
In
Cina solo figli maschi
I
"segreti" dello zodiaco
Il
giro del mondo in 80 giorni
Laidi,vieni
fratellino
M.
Manson: lettera alle autorita'
Milosevic
alla sbarra
Working
Holidays
Calvin
& Hobbes
Il
nome della rosa
Libri
kafkiani
Ranma
1/2
Adrenalina
che sale: I Litfiba
I
concerti del mese
I
festival del mese
Jim
Morrison l'immortale
Meeting
delle etichette indipendenti
Mediterraneo
atto I
Radiopanico
The
Sex Pistols'story
Tom
Waits: "Mule Variation"
Yngwie
J. Malmsteen's rising force
I
Telegatti 1999
Coppe:
Parma, che impresa!
La
palla e' rotonda...
Lezioni
di P.R. dall'Inter
My
name is Ayrton Senna
Quando
i "Diavoli" diventano ladri
|
TRUPHY:
Sul tabellone principale comparve la scritta "ULTIMO GIRO".
Sugli spalti crebbe all'unisono l'euforia degli spettatori.
L' immenso aereo-circuito racchiudeva più di 100000 persone
asserragliate in una struttura coperta e confortevole.
I piloti stavano a cavalcioni, avvinghiati nella posizione più
aerodinamica possibile, alle loro moto a propulsione.
I caschi ad ossigeno, e le variopinte tute distinguevano i vari begnamini
del pubblico.
Sul tabellone apparve ora una riproduzione gigante del casco blu scuro
del primo pilota, il pubblico si lasciò trascinare e cominciò
a incitare il campione.
-Van, Van...-
Gridavano di gioia le ragazze del team.
Tutti ammirarono l' ultima decisiva tornata, le moto saettarono
nel grosso tubo cilindrico trasparente, proprio sotto la tribuna centrale
, i campi elettromagnetici lasciavano libertà di movimenti tridimensionali,
e consentivano una mobilità quasi illimitata ai bolidi a reazione.
I tubi seguivano traiettorie spiraleggianti e quando le moto si avvicinavano
paurosamente al bordo estremo fremevano violenti, lanciando nell' etere
un rombo impressionante, e sviluppando per questo violente onde d'urto.
Il boato rombante di macchine a reazione, le scie luminose, i tubi
trasparenti, la sensazione di coraggio e di eccezionalità, l'ansia
collettiva della gente consumava nella corsa di Arlea, più che in
ogni altra corsa sensazioni di irripetibile coinvolgimento.
Lo speaker tuonava dal microfono e dettava i tempi allo spettacolo:
-Eccoci giunti all' ultimo incandescente giro, cosa potrà fermare
Van Prisco! Sembra aver ormai accumulato un considerevole vantaggio, vincerà,
questa volta vincerà, il campione dei campioni vincerà finalmente
l' unica corsa che non ha mai vinto!-
Una sirena ne interruppe le parole e cominciò a trillare,
dopo secondi di silenzio la voce si rialzò dalla tribuna :
-Il momento è drammatico, sembra che una bambina sfuggita nella
calca al controllo della madre abbia violato le recinzioni, e incuriosita
dal colore azzurro dei tubi si stia avvicinando al circuito...-
Immediatamente le telecamere focalizzarono il punto preciso dove si
svolgeva la scena, e sul tabellone fu visualizzata la scena.
Una bimba vestita di bianco, avrà avuto al massimo sei anni
, per un secondo su uno dei tabelloni appare il suo viso ovale e i suoi
occhi verdi inconsapevoli del pericolo, poi l'inquadratura si allargò
e la mostrò saltellare in prossimità di una curva di basso
angolo, i corti capelli neri rilucevano dei bagliori della pista, tra pochi
secondi Van Prisco sarebbe passato lì e le vibrazioni della
struttura avrebbero spezzato in due il fragile corpicino dell' incolpevole
ragazzina.
La folla ammutolì di colpo, dai microfoni si distinguevano soltanto
le grida della madre disperata che avrebbe voluto lanciarsi in una corsa
disperata oltre le recinzioni, ma che veniva trattenuta dai troppo pavidi
commissari.
Non era possibile avvertire i piloti di testa che notoriamente staccavano
la ricezione nell'ultimo giro di percorso, tutti gli altri avvertiti dai
box smisero subito di gareggiare, ma i primi due, inconsapevoli proseguivano
la folle corsa.
Van Prisco era in simbiosi perfetta col suo mezzo meccanico, calcolava
con precisione le pieghe che doveva seguire, era concentratissimo, ma qualcosa
sembrò distrarlo.
Diede un occhiata rapida alla folla e la vide attonita, quasi paralizzata,
dov'era l'euforia della fine di una gara, dov'era il clamore che aveva
seguito tante volte le sue ultime gesta in una corsa.
Forse gli abitanti di Arlea erano di colpo divenuti impassibili all'
emozione più esaltante di tutto il sistema.
Poi notò che non c'era nessuna moto da doppiare, mentre era
stato avvertito precedentemente via radio di parecchio "traffico".
Allora si decise, roteò la testa all' indietro per valutare
il vantaggio che aveva sul secondo, non riuscì a vedere nulla e
questo lo rassicurò, accese il microfono e chiese spiegazioni al
suo team.
Il pianto disperato della madre della bimba fu di colpo interrotto
dalle parole dello speaker:
-Van Prisco è stato avvertito! Van Prisco sa!, guardate stà
rallentando,... ma che cosa accade sta accelerando di nuovo?
Cosa avrà in mente di fare? la sua moto si stà avvicinando
proprio ora al punto più pericoloso, eccolo sta frenando rovinosamente,
l'ha messa di traverso per impedire a Schartom che lo segue di fare la
traiettoria migliore ed attutire così l'onda d'urto.-
Van abbandonò di corsa il punto critico, e cominciò a
correre trovò subito una delle prese d'aria che collegavano l'interno
del circuito con l'esterno e si getto al difuori.
Abbandonò ora il casco azzurro, si slacciò di corsa le
maglie più asfissianti della tuta e tra i monumentali generatori
di tensione afferrò al volo la vita della bimba.
I lucidi capelli scuri si mossero lentamente e assunse un'espressione
attonita, ma non fu terrorizzata dalla presa decisa del pilota, che
continuava a correre febbrilmente.
I suoi occhi verdi presero a fissare il viso contratto dalla
fatica del pilota.
-Shantom non si è accorto dei segnali luminosi sul percorso,
vedendo rallentare Van Prisco è troppo concentrato nell' inseguimento,
punta alla vittoria! Pochi secondi e sarà sulla curva-
Van vedeva il muro divisorio e le reti della recinzione, corse, corse
come mai aveva corso prima, il fiato era corto, i nervi erano tesi, il
momento era traumatico, poi ecco, disse alla bimba con voce decisa:
-Tieniti forte a me, stringimi il collo-
Van prese ad arrampicarsi per la rete velocemente e sulle sue spalle
la bimba dondolava dolcemente.
Era in cima, Van afferrò la piccola e saltò sul muro
scuro di antivibrazione poi un rombo violento segnò il passaggio
di Shantom, Van si lanciò a capofitto oltre il muro e cadde supino
dai tre metri di dislivello, perse i sensi.
Quando si riprese si ritrovò voltato e preso a schiaffetti dalla
bimba che aveva salvato, la quale cercava di rianimarlo, vide intorno tutta
una folla di curiosi riunitasi per gustarsi l'evento.
Stordito ebbe solo il tempo di sentire la voce delicata di lei che
timidamente rivelò le intensioni che l'avevano portata sulla pista:
-Ciao Van -
Poi vide che tra le mani gli porse una sua foto che lo ritraeva mentre
correva, evidentemente voleva un suo autografo. Le chiese il nome.
Di questa avventura non restano immagini, resta solo la rapidissima
cronaca che qui abbiamo raccontato, ma resta una foto laser in qualche
strana abitazione di un lontano pianeta con sopra scritto:
-In ricordo dell' unica corsa che non ho mai vinto, ma in cui ho riportato
la più bella vittoria della mia vita, A Truphy Van Prisco-
The end
|