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Cilavegna
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L'origine del nome
Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un
documento del X secolo, in cui era citato come "Cilavinnis".
Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in
"Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna". La prima parte
del nome, "cella", è un toponimo che fa riferimento
all'abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade
secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o
depositi, per l'annona militare; la seconda parte del nome,
"vegna", fa riferimento alla cultura della vite particolarmente
adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al
significato finale del nome del paese: "Deposito presso le
vigne".
Cenni storici
Nel documento sopracitato si legge che il re Berengario
I concede al vescovo Giovanni di Pavia di erigere una fortificazione
difensiva attorno alla pieve della Parrocchia di Cilavegna, per difenderla
dalle incursioni degli Ungari; si presume che tale scritto sia stato
redatto prima del 25 dicembre 915, giorno in cui Berengario I viene
incoronato imperatore.
Il castello, costruito in quegli anni, costituisce il
nucleo del piccolo borgo. L'entrata al castello avviene attraverso un
ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose
misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui
pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in
disgrazia al feudatario.
Il suo territorio viene assegnato nel 1191 a Pavia, per
passare in seguito sotto il dominio di Vigevano nel 1449. Il Rinascimento
vede sorgere un nuovo castello sull'antica rocca; le mura comprendono,
oltre alla chiesa parrocchiale di San Pietro, il cimitero antistante il
piazzale della chiesa, una chiesetta dedicata a San Rocco sul fianco nord,
un'area ad ovest coltivata ad orto con alcune abitazioni civili confinanti
con il palazzo del feudatario che occupava l'angolo sud-ovest del
quadrilatero con annessa la Torre di proprietà comunale. Tutta l'area è
circondata da una fossa alimentata da acqua sorgiva, mentre l'entrata al
Castello è consentita dalla presenza di un ponte levatoio prospiciente la
torre. Sul finire del cinquecento il castello viene ridotto a semplice
abitazione e sono soppressi baluardi e bastioni; le pietre ed i mattoni in
buono stato vengono recuperati per la costruzione di parte dell'antico
paese. Nel 1636 il conte Cesare Taverna acquista il feudo di Cilavegna; la
sua famiglia, originaria di Nizza Monferrato e residente da tempo in
paese, viene insignita del titolo di Conti Palatini, e rimane proprietaria
del feudo fino alla fine del 1700.
Il territorio e l'ambiente
Costruita in territorio prevalentemente pianeggiante,
Cilavegna ha sempre avuto grande rispetto per l'ambiente naturale. In
particolare, è da segnalare che da diversi anni l'amministrazione
comunale promuove la raccolta differenziata dei rifiuti, permettendo così
il loro riciclaggio; così come pure ha acquistato un terreno sabbioso a
dosso, il cosiddetto "Bosco Oliva", affidato in concessione ad
una associazione locale per un progetto di ricostruzione di un bosco con
specie autoctone.
Le attività economiche
Come la maggior parte dei paesi lomellini, fino alla
metà del XX secolo la maggior parte della popolazione si dedicava
prevalentemente all'agricoltura. L'insediamento di numerosi e moderni
impianti industriali, in particolare meccanici, tessili e calzaturieri, ha
modificato quasi completamente l'assetto economico del paese e molte sono
state le energie e la creatività impiegate per riuscire ad acquisire il
giusto valore in campo nazionale ed estero. Cilavegna ha dato i natali a
Pietro Conti, che nel XIX secolo realizzò il tachigrafo, prototipo della
macchina da scrivere, e a Mario Pavesi, creatore dell'omonima, grande
industria dolciaria. Nonostante la crescente industrializzazione, si
mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di
una natura generosa che vede nella produzione dell'asparago la sua
punta di diamante.
I monumenti e le opere d'arte
Le origini della Chiesa parrocchiale (foto a
lato), dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risalgono al X secolo: è infatti
intorno ad essa che viene eretto il castello. Gli scavi eseguiti nel 1942
lo confermano, indicando che la chiesa, risalente al XII secolo, è una
ricostruzione della precedente e che la primitiva pieve probabilmente
risale addirittura al V-VI secolo. Nell'anno 1669 si decide di restaurare
ed ampliare la costruzione, ormai angusta per i bisogni della popolazione.
Tra le numerose opere pregevoli esistenti nella chiesa spiccano un
ostensorio in argento del XVIII secolo lavorato a cesello e a sbalzo, il
baldacchino, usato ancora oggi nelle solenni processioni, lavorato e
decorato con pannelli in oro, rappresentanti episodi della vita di Cristo.
Fra tutte le chiese, spetta il primo posto a quella di San
Martino, nota anche come Chiesa del Cimitero. Diverso è l'aspetto
attuale rispetto a quello originario: la facciata porta tracce di
affreschi decorativi nel portale e due figure di Santi Vescovi al di sopra
delle finestrelle. Sono invece in buono stato due affreschi all'interno,
risalenti anch'essi al XV secolo. Il primo raffigura un pregevole volto
della Madonna, l'altro la Madonna in trono con in grembo il Bambino.
Altre chiese che meritano di essere citate sono:
| la Chiesa di Sant'Antonio, risalente al periodo romanico,
dava il nome alla porta sud del paese;
| la Chiesa di Santa Maria, nota anche con il nome di Chiesa
della Madonna del Santo Rosario, costruita a metà del XV secolo,
rifatta interamente nel 1640 e ricostruita a croce greca con tre
altari; degni di particolare attenzione sono gli affreschi del 1600
contenuti nella cappella di destra raffiguranti San Vincenzo ferreri
ed altri santi domenicani, senza dimenticare la statua lignea del
Cristo morto posto nella mensa. Sul finire del 1700, la chiesa fu
abbandonata e venne profanata ed adibita a deposito di legname; solo
la forza di volontà dei membri del Pio Consorzio del Santo Rosario
fece rinascere questo edificio sacro riportandolo agli antichi
splendori e assumendolo come sede della Confraternita del Santo
Rosario;
| la Chiesa della Beata Vergine d'Oropa, opera di don Giovanni
Delconsole, rimase incompleta col solo abside, il presbiterio ed il
campanile; di stile gotico, reca nell'interno un altare in cotto su
cui poggia l'altare della Madonna;
| la Chiesa della Beata Vergine del Carmine, innalzata nel XVII
secolo, ha una pianta a volta con due altari laterali e l'altare
maggiorein marmo che racchiude la statua della Beata Vergine.
Pregevoli sono il coro ligneo e l'acquasantiera del 1400. |
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Nei dintorni
Ricordiamo il Santuario di Sant'Anna, posto alla
fine di un suggestivo viale alberato, situato lungo una strada secondaria
che conduce a Parona, luogo di culto molto importante per gli abitanti dei
due paesi limitrofi. Le origini della costruzione sembrano risalire agli
anni precedenti il 1600, anche se è solo dal XVII secolo che ci giungono
notizie fondate sulla sua effettiva esistenza. Anticamente era denominata
"Gesiolo della Calderlina" e serviva come supporto della cascnia
omonima. La chiesa rischiò la distruzione in due occasioni: la prima nel
1671, quando per ordine del Vicario, l'immagine della Vergine Maria doveva
essere trasportata nella Chiesa parrocchiale; fortunatamente ciò non
accadde ed il Santuario venne ristrutturato e rinforzato per evitare i
furti. In seguito, per molti anni, non vennero celebrate Messe, fino al
1719, quando il frate A. Zuccola convinse la Curia a ricominciare a
celebrare le sacre funzioni. Nel 1871 di nuovo il pericolo di demolizione,
stavolta a causa del canale Quintino Sella, che sarebbe dovuto passare sul
terreno del Santuario: anche questa volta ilpericolo fu scongiurato grazie
all'intervento dell'ingegnere cilavegnese Giuseppe Pisani che modificò il
tracciato del canale.
In origine senza stile e ad una sola navata, nel 1889
si iniziò l'ampliamento per opera del sacerdote don Giovanni Delconsole.
Oggi la Chiesa presenta una pianta a tre navate e tre altari: l'altare
maggiore al centro, ed ai lati quelli della Madonna di Lourdes e di Santa
Rita, cui è annesso il prezioso paliotto intarsiato con marmi e stucchi.
L'interno è decorato con dipinti del pittore Villa di Vigevano, mentre
l'affresco di Sant'Anna è da attribuirsi al pittore Gaudenzio Ferrari.
Gli eventi e le manifestazioni
Cilavegna è un paese dinamico, ricco di iniziative
organizzate dalle numerose associazioni presenti; qui ci limitiamo a
ricordare le più importanti. Da alcuni decenni lega il suo nome ad una
festa che si tiene la seconda domenica di maggio, entrata a pieno titolo
tra le più importanti della zona: la Sagra dell'Asparago; molto
legata alla tradizione contadina di Cilavegna, consiste nella
presentazione e vendita al pubblico degli asparagi primaticci, con la
possibilità di gustare una serie di piatti, dai risotti alle frittate, a
base di asparagi. Alla manifestazione è anche abbinato l'originale
"Palio dei maiali", che vede un'appassionante e divertente
"corsa suina", con gli animali usati come insoliti destrieri
montati da fantini abbigliati con costumi settecenteschi, in
rappresentanza delle contrade del paese.
Feste popolari di rilievo sono anche; la Festa dei
SS. Pietro e Paolo, patroni del paese, che ricorre il 29 giugno e che
viene celebrata sia con riti religiosi sia con giochi sulla piazza della
Chiesa parrocchiale (tipico è l'albero della cuccagna); la Festa di
Sant'Anna, il 26 luglio, che si tiene presso l'omonimo Santuario, è
festa prevalentemente religiosa, anche se non mancano bancarelle di ogni
tipo, un banco di beneficenza e l'immancabile conclusione con lo
spettacolo pirotecnico.
Da ricordare infine il Settembre culturale, che
si svolge nelle prime tre settimane del mese di settembre; durante i fine
settimana vengono allestite mostre di pittura, spettacoli, concerti e
recite dialettali in piazza.
Le strutture turistiche
E' opportuno segnalare la presenza di un
attrezzatissimo parco acquatico, vanto del paese, che comprende 6
piscine, 4 acquascivoli, bar e ristorante.
|
Ristoranti
|
Paris
|
Via Camillo Cavour, 69
|
0381/96.190
|
Jolly
|
Corso Roma, 144
|
0381/96.150
|
Per saperne di più...
... consigliamo di contattare la Pro Loco, tel.
0381/96.333.
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Cilavegna
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L'origine del nome
Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un
documento del X secolo, in cui era citato come "Cilavinnis".
Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in
"Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna". La prima parte
del nome, "cella", è un toponimo che fa riferimento
all'abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade
secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o
depositi, per l'annona militare; la seconda parte del nome,
"vegna", fa riferimento alla cultura della vite particolarmente
adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al
significato finale del nome del paese: "Deposito presso le
vigne".
Cenni storici
Nel documento sopracitato si legge che il re Berengario
I concede al vescovo Giovanni di Pavia di erigere una fortificazione
difensiva attorno alla pieve della Parrocchia di Cilavegna, per difenderla
dalle incursioni degli Ungari; si presume che tale scritto sia stato
redatto prima del 25 dicembre 915, giorno in cui Berengario I viene
incoronato imperatore.
Il castello, costruito in quegli anni, costituisce il
nucleo del piccolo borgo. L'entrata al castello avviene attraverso un
ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose
misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui
pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in
disgrazia al feudatario.
Il suo territorio viene assegnato nel 1191 a Pavia, per
passare in seguito sotto il dominio di Vigevano nel 1449. Il Rinascimento
vede sorgere un nuovo castello sull'antica rocca; le mura comprendono,
oltre alla chiesa parrocchiale di San Pietro, il cimitero antistante il
piazzale della chiesa, una chiesetta dedicata a San Rocco sul fianco nord,
un'area ad ovest coltivata ad orto con alcune abitazioni civili confinanti
con il palazzo del feudatario che occupava l'angolo sud-ovest del
quadrilatero con annessa la Torre di proprietà comunale. Tutta l'area è
circondata da una fossa alimentata da acqua sorgiva, mentre l'entrata al
Castello è consentita dalla presenza di un ponte levatoio prospiciente la
torre. Sul finire del cinquecento il castello viene ridotto a semplice
abitazione e sono soppressi baluardi e bastioni; le pietre ed i mattoni in
buono stato vengono recuperati per la costruzione di parte dell'antico
paese. Nel 1636 il conte Cesare Taverna acquista il feudo di Cilavegna; la
sua famiglia, originaria di Nizza Monferrato e residente da tempo in
paese, viene insignita del titolo di Conti Palatini, e rimane proprietaria
del feudo fino alla fine del 1700.
Il territorio e l'ambiente
Costruita in territorio prevalentemente pianeggiante,
Cilavegna ha sempre avuto grande rispetto per l'ambiente naturale. In
particolare, è da segnalare che da diversi anni l'amministrazione
comunale promuove la raccolta differenziata dei rifiuti, permettendo così
il loro riciclaggio; così come pure ha acquistato un terreno sabbioso a
dosso, il cosiddetto "Bosco Oliva", affidato in concessione ad
una associazione locale per un progetto di ricostruzione di un bosco con
specie autoctone.
Le attività economiche
Come la maggior parte dei paesi lomellini, fino alla
metà del XX secolo la maggior parte della popolazione si dedicava
prevalentemente all'agricoltura. L'insediamento di numerosi e moderni
impianti industriali, in particolare meccanici, tessili e calzaturieri, ha
modificato quasi completamente l'assetto economico del paese e molte sono
state le energie e la creatività impiegate per riuscire ad acquisire il
giusto valore in campo nazionale ed estero. Cilavegna ha dato i natali a
Pietro Conti, che nel XIX secolo realizzò il tachigrafo, prototipo della
macchina da scrivere, e a Mario Pavesi, creatore dell'omonima, grande
industria dolciaria. Nonostante la crescente industrializzazione, si
mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di
una natura generosa che vede nella produzione dell'asparago la sua
punta di diamante.
I monumenti e le opere d'arte
Le origini della Chiesa parrocchiale (foto a
lato), dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risalgono al X secolo: è infatti
intorno ad essa che viene eretto il castello. Gli scavi eseguiti nel 1942
lo confermano, indicando che la chiesa, risalente al XII secolo, è una
ricostruzione della precedente e che la primitiva pieve probabilmente
risale addirittura al V-VI secolo. Nell'anno 1669 si decide di restaurare
ed ampliare la costruzione, ormai angusta per i bisogni della popolazione.
Tra le numerose opere pregevoli esistenti nella chiesa spiccano un
ostensorio in argento del XVIII secolo lavorato a cesello e a sbalzo, il
baldacchino, usato ancora oggi nelle solenni processioni, lavorato e
decorato con pannelli in oro, rappresentanti episodi della vita di Cristo.
Fra tutte le chiese, spetta il primo posto a quella di San
Martino, nota anche come Chiesa del Cimitero. Diverso è l'aspetto
attuale rispetto a quello originario: la facciata porta tracce di
affreschi decorativi nel portale e due figure di Santi Vescovi al di sopra
delle finestrelle. Sono invece in buono stato due affreschi all'interno,
risalenti anch'essi al XV secolo. Il primo raffigura un pregevole volto
della Madonna, l'altro la Madonna in trono con in grembo il Bambino.
Altre chiese che meritano di essere citate sono:
| la Chiesa di Sant'Antonio, risalente al periodo romanico,
dava il nome alla porta sud del paese;
| la Chiesa di Santa Maria, nota anche con il nome di Chiesa
della Madonna del Santo Rosario, costruita a metà del XV secolo,
rifatta interamente nel 1640 e ricostruita a croce greca con tre
altari; degni di particolare attenzione sono gli affreschi del 1600
contenuti nella cappella di destra raffiguranti San Vincenzo ferreri
ed altri santi domenicani, senza dimenticare la statua lignea del
Cristo morto posto nella mensa. Sul finire del 1700, la chiesa fu
abbandonata e venne profanata ed adibita a deposito di legname; solo
la forza di volontà dei membri del Pio Consorzio del Santo Rosario
fece rinascere questo edificio sacro riportandolo agli antichi
splendori e assumendolo come sede della Confraternita del Santo
Rosario;
| la Chiesa della Beata Vergine d'Oropa, opera di don Giovanni
Delconsole, rimase incompleta col solo abside, il presbiterio ed il
campanile; di stile gotico, reca nell'interno un altare in cotto su
cui poggia l'altare della Madonna;
| la Chiesa della Beata Vergine del Carmine, innalzata nel XVII
secolo, ha una pianta a volta con due altari laterali e l'altare
maggiorein marmo che racchiude la statua della Beata Vergine.
Pregevoli sono il coro ligneo e l'acquasantiera del 1400. |
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Nei dintorni
Ricordiamo il Santuario di Sant'Anna, posto alla
fine di un suggestivo viale alberato, situato lungo una strada secondaria
che conduce a Parona, luogo di culto molto importante per gli abitanti dei
due paesi limitrofi. Le origini della costruzione sembrano risalire agli
anni precedenti il 1600, anche se è solo dal XVII secolo che ci giungono
notizie fondate sulla sua effettiva esistenza. Anticamente era denominata
"Gesiolo della Calderlina" e serviva come supporto della cascnia
omonima. La chiesa rischiò la distruzione in due occasioni: la prima nel
1671, quando per ordine del Vicario, l'immagine della Vergine Maria doveva
essere trasportata nella Chiesa parrocchiale; fortunatamente ciò non
accadde ed il Santuario venne ristrutturato e rinforzato per evitare i
furti. In seguito, per molti anni, non vennero celebrate Messe, fino al
1719, quando il frate A. Zuccola convinse la Curia a ricominciare a
celebrare le sacre funzioni. Nel 1871 di nuovo il pericolo di demolizione,
stavolta a causa del canale Quintino Sella, che sarebbe dovuto passare sul
terreno del Santuario: anche questa volta ilpericolo fu scongiurato grazie
all'intervento dell'ingegnere cilavegnese Giuseppe Pisani che modificò il
tracciato del canale.
In origine senza stile e ad una sola navata, nel 1889
si iniziò l'ampliamento per opera del sacerdote don Giovanni Delconsole.
Oggi la Chiesa presenta una pianta a tre navate e tre altari: l'altare
maggiore al centro, ed ai lati quelli della Madonna di Lourdes e di Santa
Rita, cui è annesso il prezioso paliotto intarsiato con marmi e stucchi.
L'interno è decorato con dipinti del pittore Villa di Vigevano, mentre
l'affresco di Sant'Anna è da attribuirsi al pittore Gaudenzio Ferrari.
Gli eventi e le manifestazioni
Cilavegna è un paese dinamico, ricco di iniziative
organizzate dalle numerose associazioni presenti; qui ci limitiamo a
ricordare le più importanti. Da alcuni decenni lega il suo nome ad una
festa che si tiene la seconda domenica di maggio, entrata a pieno titolo
tra le più importanti della zona: la Sagra dell'Asparago; molto
legata alla tradizione contadina di Cilavegna, consiste nella
presentazione e vendita al pubblico degli asparagi primaticci, con la
possibilità di gustare una serie di piatti, dai risotti alle frittate, a
base di asparagi. Alla manifestazione è anche abbinato l'originale
"Palio dei maiali", che vede un'appassionante e divertente
"corsa suina", con gli animali usati come insoliti destrieri
montati da fantini abbigliati con costumi settecenteschi, in
rappresentanza delle contrade del paese.
Feste popolari di rilievo sono anche; la Festa dei
SS. Pietro e Paolo, patroni del paese, che ricorre il 29 giugno e che
viene celebrata sia con riti religiosi sia con giochi sulla piazza della
Chiesa parrocchiale (tipico è l'albero della cuccagna); la Festa di
Sant'Anna, il 26 luglio, che si tiene presso l'omonimo Santuario, è
festa prevalentemente religiosa, anche se non mancano bancarelle di ogni
tipo, un banco di beneficenza e l'immancabile conclusione con lo
spettacolo pirotecnico.
Da ricordare infine il Settembre culturale, che
si svolge nelle prime tre settimane del mese di settembre; durante i fine
settimana vengono allestite mostre di pittura, spettacoli, concerti e
recite dialettali in piazza.
Le strutture turistiche
E' opportuno segnalare la presenza di un
attrezzatissimo parco acquatico, vanto del paese, che comprende 6
piscine, 4 acquascivoli, bar e ristorante.
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Cilavegna
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L'origine del nome
Il nome di Cilavegna si trova per la prima volta in un
documento del X secolo, in cui era citato come "Cilavinnis".
Il nome, nei secoli successivi, si trasformerà via via in
"Celavegna, Cellavegna, Cillavegna, Cellavigna". La prima parte
del nome, "cella", è un toponimo che fa riferimento
all'abitudine in epoca romana di costruire anche lungo le strade
secondarie, una delle quali passava per Cilavegna, delle celle, o
depositi, per l'annona militare; la seconda parte del nome,
"vegna", fa riferimento alla cultura della vite particolarmente
adatta a terreni non ancora irrigui. I due termini ci portano al
significato finale del nome del paese: "Deposito presso le
vigne".
Cenni storici
Nel documento sopracitato si legge che il re Berengario
I concede al vescovo Giovanni di Pavia di erigere una fortificazione
difensiva attorno alla pieve della Parrocchia di Cilavegna, per difenderla
dalle incursioni degli Ungari; si presume che tale scritto sia stato
redatto prima del 25 dicembre 915, giorno in cui Berengario I viene
incoronato imperatore.
Il castello, costruito in quegli anni, costituisce il
nucleo del piccolo borgo. L'entrata al castello avviene attraverso un
ponte levatoio ed un piccolo pontile per i pedoni. La storia racconta cose
misteriose sui sotterranei del castello: trabocchetti e pozzi dalle cui
pareti fuoriescono lamine per torturare gli sventurati che cadono in
disgrazia al feudatario.
Il suo territorio viene assegnato nel 1191 a Pavia, per
passare in seguito sotto il dominio di Vigevano nel 1449. Il Rinascimento
vede sorgere un nuovo castello sull'antica rocca; le mura comprendono,
oltre alla chiesa parrocchiale di San Pietro, il cimitero antistante il
piazzale della chiesa, una chiesetta dedicata a San Rocco sul fianco nord,
un'area ad ovest coltivata ad orto con alcune abitazioni civili confinanti
con il palazzo del feudatario che occupava l'angolo sud-ovest del
quadrilatero con annessa la Torre di proprietà comunale. Tutta l'area è
circondata da una fossa alimentata da acqua sorgiva, mentre l'entrata al
Castello è consentita dalla presenza di un ponte levatoio prospiciente la
torre. Sul finire del cinquecento il castello viene ridotto a semplice
abitazione e sono soppressi baluardi e bastioni; le pietre ed i mattoni in
buono stato vengono recuperati per la costruzione di parte dell'antico
paese. Nel 1636 il conte Cesare Taverna acquista il feudo di Cilavegna; la
sua famiglia, originaria di Nizza Monferrato e residente da tempo in
paese, viene insignita del titolo di Conti Palatini, e rimane proprietaria
del feudo fino alla fine del 1700.
Il territorio e l'ambiente
Costruita in territorio prevalentemente pianeggiante,
Cilavegna ha sempre avuto grande rispetto per l'ambiente naturale. In
particolare, è da segnalare che da diversi anni l'amministrazione
comunale promuove la raccolta differenziata dei rifiuti, permettendo così
il loro riciclaggio; così come pure ha acquistato un terreno sabbioso a
dosso, il cosiddetto "Bosco Oliva", affidato in concessione ad
una associazione locale per un progetto di ricostruzione di un bosco con
specie autoctone.
Le attività economiche
Come la maggior parte dei paesi lomellini, fino alla
metà del XX secolo la maggior parte della popolazione si dedicava
prevalentemente all'agricoltura. L'insediamento di numerosi e moderni
impianti industriali, in particolare meccanici, tessili e calzaturieri, ha
modificato quasi completamente l'assetto economico del paese e molte sono
state le energie e la creatività impiegate per riuscire ad acquisire il
giusto valore in campo nazionale ed estero. Cilavegna ha dato i natali a
Pietro Conti, che nel XIX secolo realizzò il tachigrafo, prototipo della
macchina da scrivere, e a Mario Pavesi, creatore dell'omonima, grande
industria dolciaria. Nonostante la crescente industrializzazione, si
mantiene alto il valore della tradizione agricola scandita dai ritmi di
una natura generosa che vede nella produzione dell'asparago la sua
punta di diamante.
I monumenti e le opere d'arte
Le origini della Chiesa parrocchiale (foto a
lato), dedicata ai Santi Pietro e Paolo, risalgono al X secolo: è infatti
intorno ad essa che viene eretto il castello. Gli scavi eseguiti nel 1942
lo confermano, indicando che la chiesa, risalente al XII secolo, è una
ricostruzione della precedente e che la primitiva pieve probabilmente
risale addirittura al V-VI secolo. Nell'anno 1669 si decide di restaurare
ed ampliare la costruzione, ormai angusta per i bisogni della popolazione.
Tra le numerose opere pregevoli esistenti nella chiesa spiccano un
ostensorio in argento del XVIII secolo lavorato a cesello e a sbalzo, il
baldacchino, usato ancora oggi nelle solenni processioni, lavorato e
decorato con pannelli in oro, rappresentanti episodi della vita di Cristo.
Fra tutte le chiese, spetta il primo posto a quella di San
Martino, nota anche come Chiesa del Cimitero. Diverso è l'aspetto
attuale rispetto a quello originario: la facciata porta tracce di
affreschi decorativi nel portale e due figure di Santi Vescovi al di sopra
delle finestrelle. Sono invece in buono stato due affreschi all'interno,
risalenti anch'essi al XV secolo. Il primo raffigura un pregevole volto
della Madonna, l'altro la Madonna in trono con in grembo il Bambino.
Altre chiese che meritano di essere citate sono:
| la Chiesa di Sant'Antonio, risalente al periodo romanico,
dava il nome alla porta sud del paese;
| la Chiesa di Santa Maria, nota anche con il nome di Chiesa
della Madonna del Santo Rosario, costruita a metà del XV secolo,
rifatta interamente nel 1640 e ricostruita a croce greca con tre
altari; degni di particolare attenzione sono gli affreschi del 1600
contenuti nella cappella di destra raffiguranti San Vincenzo ferreri
ed altri santi domenicani, senza dimenticare la statua lignea del
Cristo morto posto nella mensa. Sul finire del 1700, la chiesa fu
abbandonata e venne profanata ed adibita a deposito di legname; solo
la forza di volontà dei membri del Pio Consorzio del Santo Rosario
fece rinascere questo edificio sacro riportandolo agli antichi
splendori e assumendolo come sede della Confraternita del Santo
Rosario;
| la Chiesa della Beata Vergine d'Oropa, opera di don Giovanni
Delconsole, rimase incompleta col solo abside, il presbiterio ed il
campanile; di stile gotico, reca nell'interno un altare in cotto su
cui poggia l'altare della Madonna;
| la Chiesa della Beata Vergine del Carmine, innalzata nel XVII
secolo, ha una pianta a volta con due altari laterali e l'altare
maggiorein marmo che racchiude la statua della Beata Vergine.
Pregevoli sono il coro ligneo e l'acquasantiera del 1400. |
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Nei dintorni
Ricordiamo il Santuario di Sant'Anna, posto alla
fine di un suggestivo viale alberato, situato lungo una strada secondaria
che conduce a Parona, luogo di culto molto importante per gli abitanti dei
due paesi limitrofi. Le origini della costruzione sembrano risalire agli
anni precedenti il 1600, anche se è solo dal XVII secolo che ci giungono
notizie fondate sulla sua effettiva esistenza. Anticamente era denominata
"Gesiolo della Calderlina" e serviva come supporto della cascnia
omonima. La chiesa rischiò la distruzione in due occasioni: la prima nel
1671, quando per ordine del Vicario, l'immagine della Vergine Maria doveva
essere trasportata nella Chiesa parrocchiale; fortunatamente ciò non
accadde ed il Santuario venne ristrutturato e rinforzato per evitare i
furti. In seguito, per molti anni, non vennero celebrate Messe, fino al
1719, quando il frate A. Zuccola convinse la Curia a ricominciare a
celebrare le sacre funzioni. Nel 1871 di nuovo il pericolo di demolizione,
stavolta a causa del canale Quintino Sella, che sarebbe dovuto passare sul
terreno del Santuario: anche questa volta ilpericolo fu scongiurato grazie
all'intervento dell'ingegnere cilavegnese Giuseppe Pisani che modificò il
tracciato del canale.
In origine senza stile e ad una sola navata, nel 1889
si iniziò l'ampliamento per opera del sacerdote don Giovanni Delconsole.
Oggi la Chiesa presenta una pianta a tre navate e tre altari: l'altare
maggiore al centro, ed ai lati quelli della Madonna di Lourdes e di Santa
Rita, cui è annesso il prezioso paliotto intarsiato con marmi e stucchi.
L'interno è decorato con dipinti del pittore Villa di Vigevano, mentre
l'affresco di Sant'Anna è da attribuirsi al pittore Gaudenzio Ferrari.
Gli eventi e le manifestazioni
Cilavegna è un paese dinamico, ricco di iniziative
organizzate dalle numerose associazioni presenti; qui ci limitiamo a
ricordare le più importanti. Da alcuni decenni lega il suo nome ad una
festa che si tiene la seconda domenica di maggio, entrata a pieno titolo
tra le più importanti della zona: la Sagra dell'Asparago; molto
legata alla tradizione contadina di Cilavegna, consiste nella
presentazione e vendita al pubblico degli asparagi primaticci, con la
possibilità di gustare una serie di piatti, dai risotti alle frittate, a
base di asparagi. Alla manifestazione è anche abbinato l'originale
"Palio dei maiali", che vede un'appassionante e divertente
"corsa suina", con gli animali usati come insoliti destrieri
montati da fantini abbigliati con costumi settecenteschi, in
rappresentanza delle contrade del paese.
Feste popolari di rilievo sono anche; la Festa dei
SS. Pietro e Paolo, patroni del paese, che ricorre il 29 giugno e che
viene celebrata sia con riti religiosi sia con giochi sulla piazza della
Chiesa parrocchiale (tipico è l'albero della cuccagna); la Festa di
Sant'Anna, il 26 luglio, che si tiene presso l'omonimo Santuario, è
festa prevalentemente religiosa, anche se non mancano bancarelle di ogni
tipo, un banco di beneficenza e l'immancabile conclusione con lo
spettacolo pirotecnico.
Da ricordare infine il Settembre culturale, che
si svolge nelle prime tre settimane del mese di settembre; durante i fine
settimana vengono allestite mostre di pittura, spettacoli, concerti e
recite dialettali in piazza.
Le strutture turistiche
E' opportuno segnalare la presenza di un
attrezzatissimo parco acquatico, vanto del paese, che comprende 6
piscine, 4 acquascivoli, bar e ristorante.
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Ristoranti
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Paris
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Via Camillo Cavour, 69
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0381/96.190
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Jolly
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Corso Roma, 144
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0381/96.150
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Per saperne di più...
... consigliamo di contattare la Pro Loco, tel.
0381/96.333.
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