Le prime notizie dell'esistenza del borgo di Lomello
risalgono, secondo alcuni studiosi, al I secolo a.C., quando già esisteva
la strada romana che collegava Pavia alle Gallie e di cui Lomello (Laumellum)
era una "mansio", ossia una stazione di posta; la
ricchezza di reperti archeologici ci confermano che Lomello era un borgo
florido e di ragguardevole espansione già in epoca romana.
Caduto l'impero romano, la Lomellina viene devastata
dalle orde barbariche, finché non vi si stabiliscono i Longobardi, che
fanno di Lomello una rocca fortificata; poco ci è giunto riguardo a tale
periodo storico, se non che la corte longobarda, che ha sede a Pavia, ama
comunque soggiornare in Lomello come in una località di villeggiatura,
tanto da eleggere il borgo al rango di città. Particolarmente cara è
questa città alla regina Teodolinda, vedova di Autari, che proprio qui
incontra e, secondo la leggenda, sposa Agilulfo, duca di Torino, che
diventa, quindi, re dei Longobardi. L'epidosio dell'incontro, avvenuto nel
590, ci è riferito dal cronista Paolo Diacono nella sua Historia
Longobardorum, mentre nulla di certo si conosce sulla cerimonia delle
nozze, se non un'antica leggenda che la vuole celebrata nella chiesa di
Santa Maria, sulle cui rovine sorge l'attuale Basilica.
Come ne fanno testimonianza documenti del X secolo,
Lomello è sede di una "iudicaria". Infatti, in una torre
dell'antica rocca, oggi scomparsa, nel 629 viene imprigionata Gundeberga,
figlia di Teodolinda e Agilulfo, e sposa di Arioaldo; accusata di
tradimento nei confronti del marito, viene liberata dopo tre giorni,
grazie alla conclusione favorevole del duello tra il suo paladino Pittone
ed il suo accusatore (il respinto Adalulfo), in quello che è il primo
"giudizio di Dio" celebrato in Italia.
Alla caduta del regno longobardo, Lomello passa sotto
il controllo dei Franchi, e viene annesso, con tutta la Lomellina, alla
marca d'Ivrea; sembra già comunque che in tale epoca, tra l'anno 870 e il
906, Lomello fosse sede di autorità locale.
Il successivo momento di importanza della storia della
città si ha con l'avvento dei conti di Lomello, che hanno in Manfredo il
capostipite; da questi, attraverso Cuniberto, a sua volta capostipite dei
conti palatini di Lomello, e Arduino, derivano gli Ottoni, più tardi
protagonisti di rilevanti fatti storici nella città di Pavia. I conti,
dopo la distruzione del palazzo reale di Pavia nel 1024, eleggono a loro
residenza la rocca del borgo, che subisce una prima distruzione attorno al
1155 per opera dei pavesi, alleati del Barbarossa contro Milano. In
seguito a tale sconfitta, Lomello viene sottomessa al Barbarossa, che è
comunque largo di immunità e privilegi per la città e per i suoi
signori; ben presto, però, la stirpe dei conti palatini si fraziona in
vari rami che a lungo regnano sui borghi circostanti. Nel 1157, durante
una delle numerose guerre che vedono milanesi e pavesi scontrarsi in campo
aperto, i primi danno inizio alla riedificazione del borgo e della rocca;
ma tale proposito viene ben presto vanificato da una nuova calata del
Barbarossa l'anno successivo. L'interruzione è più lunga del previsto,
poiché i pavesi riescono ad ottenere dall'imperatore Enrico IV, nel 1191,
che la rocca di Lomello non possa più essere ricostruita senza il loro
diretto beneplacito.
Nel 1277, passato definitivamente sotto il controllo
dei Visconti, Lomello vive un nuovo periodo felice quando Gian Galeazzo
Visconti vi invia l'architetto Giacomo Abramelli con lo scopo di
fortificare il borgo e la rocca. L'ultimo conte di Lomello, Riccardo di
Langosco, muore nel 1315 difendendo Pavia dall'assedio portatovi dai
Visconti, che si impossesano così del suo contado. Lomello viene di nuovo
saccheggiata nel 1407 da Facino Cane; il suo territorio passa quindi
attraverso varie signorie finché, nel 1450, Francesco Sforza lo assegna
ad Antonio Crivelli, alla cui famiglia rimarrà fino al 1737,
concedendogli la facoltà di fortificarlo.
Tra le chiese, ora scomparse o difficilmente
identificabili, si possono ricordare quelle dedicate ai Santi Cosma e
Damiano e a Santa Maria Maddalena, la chiesa di San Pietro con l'annesso
convento cluniacense, quella di Santo Stefano e quella di San Martino,
vescovo di Tours; si hanno notizie anche di due monasteri, uno di
religiose benedettine della congregazione Cassinese, e l'altro della
congregazione Vallombrosana, entrambi soppressi sotto il dominio
napoleonico nel 1810.