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Zeme

L'origine del nome

Gli storici discordi sono sull'etimologia del nome. Alcuni sostengono che in origine si chiamasse "Geminae columnae" per due colonne miliari che si collocavano sulle vie romane, altri invece fanno derivare il nome da "Gemina castra", per il fatto probabile che in questo territorio si siano accampati gli eserciti di Mario e Catulo, prima di infliggere ai Cimbri la sconfitta sul Sesia. La seconda versione (Gemina modificata poi in Zemida, da cui l'attuale Zeme) sembra la più attendibile e sarebbe confermata dal riscontro topografico di Zeme, essendo questo paese a breve distanza dal luogo ove ebbe luogo la battaglia dei "campi Raudii" nel 101 a.C.

Cenni storici

Il documento più antico che nomina la località è un diploma del 977 dell'imperatore Ottone II col quale vengono concessi al vescovo di Pavia diversi beni. E' pertanto da ritenersi che l'abitato sia stato per molto tempo di proprietà del vescovado di Pavia. Nel 1530 la terra di Gemina, con il castello e i beni connessi, viene ceduta dal duca Francesco II Sforza in proprietà alla curia vescovile ed al capitolo di Vigevano. Da quest'epoca Zeme cessa di essere signoria e prende il nome di contea. In seguito a ciò, anticamente il titolo di conte di Zeme spetta ad ogni vescovo di Vigevano, sia pure a titolo onorifico, in quanto nel 1810 da Napoleone vengono tolti tutti i beni e venduti ai privati. Nel 1635 l'abitato di Zeme e il castello subiscono gravi danni per le scorrerie di spagnoli e francesi.

Dal punto di vista storico, merita un cenno particolare la cascina detta di Sant'Alessandro, già sede di un castello Bottigella-Visconti, d'un comunello rurale e di una pieve di cui sopravvisse un battistero romanico di forma poligonale, demolito agli inizi di questo secolo.

A cavallo tra il 1800 ed il 1900, Zeme fornisce le sue migliori braccia soprattutto all'Argentina. Ogni ottobre, terminata la campagna agricola sui campi lomellini, qualcuno parte per la campagna in Sudamerica.

I monumenti e le opere d'arte

La Chiesa parrocchiale risale alla fine del XVI secolo ed è dedicata a Sant'Alessandro. L'aspetto attuale le viene dato nel 1756. L'altare maggiore è consacrato nel 1768. Sulla facciata vi è un affresco del pittore medese Nando Bialetti, raffigurante il martirio di Sant'Alessandro.

Il Castello si trova al centro del borgo, e consiste in un fabbricato monoblocco di evidente origine signorile, interamente ristrutturato o ricostruito nel 1700. Il castello mostra finestre con semplici ma eleganti cornici settecentesche racchiudenti teste muliebri. Sul lato posto a nord si vede un affresco raffigurante un santo in piviale e mitria. Sul tetto si nota un curioso comignolo a doppio fungo. La cinta ad ovest ha due portali d'ingresso, uno dei quali reca la data 1741. Anziani del luogo affermano che dal castello si diparte un cunicolo che venne parzialmente esplorato molti decenni orsono, senza esito. Esso si dirigerebbe verso l'attuale cascina "Marza".

 

 

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