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ISABEL ALLENDE: Afrodita

Intervista all'autrice

 
 Su
In "AFRODITA", l'autrice racconta di cibi afrodisiaci o supposti tali, delle storie e delle leggende che li riguardano e dei rituali amorosi che ne sono corollario.... Dalla salsa corallina alle pere ubriache, dall'habanera di gamberi all'insalata delle odalische, dalla zuppa scacciapensieri alle ciliegie civettuole: un patrimonio di ricette piccanti e spiritose condite con le spezie dell'ironia. Isabel Allende torna a gustare la vita. La troviamo alle prese con il mondo della cucina, tempio del piacere dei sensi e anticamera del "piacere dei piaceri". In un invito alla gioia dietro il grembiule, un gioco per nutrirsi ed inebriarsi senza prendersi troppo sul serio.

Il ritmo sospeso dei racconti ci introduce in una dimensione magica in cui il tempo è rallentato e i sensi sono potenziati: il tatto scopre la carne, l'olfatto si lascia sedurre dai profumi, la vista gioisce delle forme e dei colori, l'udito percepisce gemiti e mormorii e il gusto gode i piaceri del cibo aiutato da tutti gli altri sensi.
Solo così il ricettario afrodisiaco, incluso in appendice al libro e curato dalla madre di Isabel, Panchita, potrà acquisire efficacia. L'elenco dei cibi afrodisiaci è infinito e cambia da epoca a epoca e da luogo a luogo. Così anche le storie dell'Allende fanno il giro del mondo e attraversano tutte le epoche, con uno sguardo tra il curioso e l'ironico.
Maestre di seduzione sono Cleopatra, con i suoi profumi alle rose e la crema per la pelle fatta di miele e mandorle, Giuseppina Bonaparte, e per stare al suo passo il povero Napoleone mangiava tartufi, Caterina di Russia e la sua omelette al caviale, la cortigiana di una storia giapponese del X sec. che coi suoi profumi seduceva ma sapeva anche uccidere, oppure le amiche dell'Allende.
Attraverso le loro storie, le leggende e le citazioni poetiche e letterarie, che vanno da Shakespeare a Henry Miller a Neruda, scopriamo la magia dei profumi, la potenza dei fiori nel corteggiamento, la forza seduttiva di un cibo preparato con cura e aromatizzato con un pizzico di malizia.
La seduzione diventa un gioco divertente e raffinato. Questo senso di levità e piacevolezza estetica è potenziato dalle immagini metafisiche di Robert Shekter che, come racconti paralleli, accompagnano le storie con i loro colori caldi e dalla stessa impaginazione, larga e distesa. E anche la vista è appagata.
Insomma, tutto concorre a fare di "Afrodita " un'apologia dei sensi.

Intervista all'autrice

ISABEL ALLENDE ED ANTONIO BANDERAS
La gioia di vivere è anche sognare Antonio Banderas su una tortilla: Isabel Allende e l'erotismo.

La grazia che la sua minuta figura esprime si rivela anche nella delicatezza delle risposte alle domande. Isabel Allende: una scrittrice che si sente impegnata nella salvaguardia della memoria personale e collettiva.

Che cosa significa per lei scrivere?
L a scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l'abito della nostra personalità, e rischiamo di rimanere laceri, scoperti. Così scrivere mi consente di rimanere integra e di non perdere pezzi lungo il cammino.
La famiglia è molto importante nella sua scrittura. Chi le è stato principalmente di stimolo e di sostegno nella sua attività?
L e donne. Mia madre prima di tutto che mi ha insegnato a guardare gli avvenimenti da dietro e la gente da dentro. Mia nonna che, fin da quando ero piccola, interpretava i miei sogni. Le vecchie domestiche che mi facevano ascoltare alla radio i romanzi a puntate e che mi raccontavano le antiche leggende popolari. Le amiche femministe della mia giovinezza, le colleghe giornaliste che mi hanno insegnato che scrivere non è un'attività fine a se stessa, ma un mezzo per comunicare.
Non invento i miei libri: saccheggio storie dai giornali o ascolto con orecchio attento le vicende degli amici. Ad esempio Il piano infinito è la storia di mio marito... Da questi spunti poi i miei personaggi emergono da soli, con naturalezza.
Ogni scrittore ha una sua ritualità nello scrivere, quale è la sua?
Inizio tutti i miei libri l'8 gennaio, giorno in cui ho iniziato La casa degli spiriti, e poi metto sotto al computer le opere complete di Neruda, il mio poeta preferito. Ho un ricordo preciso di lui. Quando facevo ancora la giornalista, sono andata a trovarlo, poco prima che morisse, nella sua casa all'Isola Nera, vicino a Santiago. Mi ha detto: "Metti troppa immaginazione nei tuoi articoli, prova invece a scrivere un romanzo".
La sua vita non è stata facile, anche perché ha coinciso con un momento particolarmente tragico per il suo Paese.
Non ho subito, personalmente, persecuzioni, però ho preferito emigrare in Venezuela con mio marito e i miei figli, pochi giorni dopo il golpe di Pinochet e la morte di mio zio Salvador. In Cile era rimasto mio nonno centenario e quando ho saputo che stava morendo gli ho scritto una lettera, che poi è diventata La casa degli spiriti.
Per quanto riguarda la mia vita privata, l'evento più drammatico, il dolore più grande, è stato la malattia e la morte di mia figlia Paula. Dopo un anno di malattia, passato sospesa in una strana dimensione, tra il cielo e la terra, morì tra le mie braccia nella nostra casa in California, dove vivo. Ho passato un altro anno incapace di vivere, come paralizzata, scrivere poi è stato per me l'unico modo per tentare di attraversare il lungo e buio tunnel della sofferenza, di riprendere a camminare. Nel paziente esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore, ho perso la paura della morte e ho ritrovato mia figlia.
Un po' alla volta così è tornata alla vita, il suo ultimo libro lo testimonia.
Per due anni l'8 gennaio tentavo inutilmente di iniziare a scrivere un nuovo romanzo, poi una notte ho sognato di arrotolare Antonio Banderas su una tortilla messicana e di mangiarmelo. Mi sono svegliata con una nuova voglia di vivere ed è nata l'idea di Afrodita, un libro di afrodisiaci, di gola e di lussuria. Credo sia una reazione sana, il riaffermarsi della vita, del piacere e dell'amore dopo aver percorso per molto tempo i territori della morte.
Lei è una scrittrice molto amata in Italia e in Europa in generale, e in America Latina?
L' editoria sudamericana è molto maschilista, ho avuto problemi a pubblicare La casa degli spiriti, infatti ho trovato solo in Spagna un editore disposto a pubblicarlo. Nel mio paese dalle donne ci si aspetta sempre che controllino e nascondano i loro desideri e io invece ho creato, forse per reazione, soprattutto personaggi maschili molto "controllati", le donne invece sono passionali e sensuali. La dedica del mio ultimo libro è piuttosto indicativa. Ho dedicato Afrodita "agli uomini spaventati e alle donne malinconiche"...
Ci parli un poco di questo ultimo libro, assolutamente originale rispetto a tutta la sua produzione.
Come ho già detto, ho sognato di mangiare Antonio Banderas arrotolato su una tortilla messicana e mi è venuta l'idea di scrivere un libro erotico di ricette. Ho iniziato a comperare e a leggere un gran numero di libri e di riviste erotiche e poi mi sono documentata sugli afrodisiaci, è stato molto divertente. A fornire le ricette invece è stata mia madre Ponchita Llona, abilissima cuoca che non ho mai visto fare due volte lo stesso piatto perché introduce sempre ghiotte varianti. Ho cinquant'anni e comincio ora a liberarmi dai pudori e dalle severità di una rigida educazione, Afrodita è un libro che invita a concedersi il piacere ogni volta che è possibile, con allegria e leggerezza.