GIUDA, CAPOSTIPITE DI DAVIDE E GESÙ


«Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda?».

Questa domanda appassionata e amareggiata del Signore, presente nel brano del profeta Osea (6,4), che la liturgia propone in questa domenica, ci permette di mettere in scena un personaggio embiematico di grande rilievo per la storia biblica. È il primo a portare il nome di Giuda, in ebraico Jehudah, nome appartenente ad almeno una dozzina di figure della Sacra Scrittura, ivi compresi due discepoli di Gesù (uno dei quali sarà il traditore). È lui a dare il nome al regno ebraico meridionale con capitale Gerusalemme: non per nulla il profeta accosta a Giuda Efraim, l’antenato dell’omonima tribù, la principale dell’altro regno, quello detto di Israele, situato al ceiitro-nord della Terra santa, separatosi da quello di Giuda dopo la morte di Salomone, nel X secolo a.C., e avente per capitale Samaria.

Ora, Giuda era l’antenato che aveva dato il suo nome a una delle maggiori tribù ebraiche, quella a cui apparterranno Davide e lo stesso Gesù Cristo. Nel libro della Genesi (29,35) egli è presentato come il quarto figlio nato al patriarca Giacobbe dalla sua prima moglie, la feconda ma bruttina Lia: sappiamo, infatti, che la sua passione era tutta per sua sorella, l'affascinante Rachele, che potrà sposare solo in seconde nozze. Quando Giacobbe sentirà avvicinarsi la fine dei suoi giorni, mentre era in Egitto ospite di un altro suo figlio, Giuseppe, divenuto visir del faraone, pronuncerà nei confronti dei suoi dodici figli, antenati delle tribù ebraiche, una solenne benedizione.

Ebbene, essa ha il suo apice proprio nella benedizione riservata a Giuda, considerato come il capo degli altri suoi fratelli (Genesi 49,S- 12). 11 suo simbolo è il leone, il suo primato è indiscusso, il suo benessere è segno di speciale protezione diVina: tutto questo ovviamente è legato a un dato posteriore, quello della discendenza di Giuda che vedrà in Davide la radice messianica. Ecco, allora, queste parole che nell’originale ebraico non sono del tutto limpide, ma che introducono nettamente la regalità davidica: «Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartielle e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli» (49,10).

È appunto per questa ragione che il regno meridionale venne detto "di Giuda” e nella successiva tradizione gli ebrei furono denominati "giudei". Inizialmente la tribù di Giuda doveva essere piuttosto modesta. Infatti nelle benedizioni sulle tribù pronunziate da Mosè prima di morire di essa si dice soltanto: «Ascolta, Signore, la voce di Giuda e riconducilo verso il suo popolo, la sua mano difenderà la sua causa e tu sarai l’aiuto contro i suoi avversari» (Deuteronomio 33,7).

Anzi, nel capitolo 38 della Genesi si narra una vicenda di Giuda non del tutto esemplare che invitiamo a leggere: è un racconto con vari colpi di scena e con Giuda che va a cercare una prostituta per stare con lei, facendo una scoperta impressionante. Tuttavia egli sarà sempre l’antenato di Davide e la Lettera agli Ebrei ricorderà «che il nostro Signore è germogliato proprio da Giuda» (7,14).