IOAB, GENIALE E SPREGIUDICATO


« Chi si vendica, troverà la vendetta del Signore», esclamava nella prima lettura di questa domenica il Siracide, sapiente biblico del II secolo a.C. (28,1). Nel Vangelo Gesù racconta la storia di quel creditore che è implacabile nell’esigere la somma a lui dovuta da un suo collega in miseria.

La crudeltà vendicativa è incarnata nella Bibbia da varie figure. Ne facciamo emergere una meno nota e apparentemente “perbene”. Si tratta di Ioab, nipote del re Davide (figlio di sua sorella Zeruià) e suo comandante in capo dell’esercito.

Come generale era indiscutibilmente geniale, come lo era anche a livello politico (in pratica era lui a espletare le funzioni di ministro della difesa). Anzi, se stiamo al racconto del secondo Libro di Samuele, scopriamo in Davide il profilo di un governante persino debole, esitante, comunque rispettoso di alcuni canoni di moralità nelle relazioni. Al contrario, Ioab, che era un po’ come la sua ombra e che lo condizionava inesorabilmente, era spregiudicato, calcolatore, astuto, privo di scrupoli e, se necessario, anche brutale.

È lui a risolvere il pasticcio in cui s’era cacciato Davide mettendo incinta la bellissima moglie di un suo ufficiale, Betsabea: loab esporrà in prima linea, in una folle sortita contro i nemici Ammoniti, proprio quell’ufficiale di nome Uria così da rendere vedova Betsabea e permetterle di sposare il re ed evitare lo scandalo (2Samuele 11-12).

È lui a costringere Davide, disperato per la morte del figlio ribelle Assalonne — che Ioab stesso aveva fatto eliminare in battaglia, nonostante l’ordine del re —, a partecipare alla parata militare per la vittoria, consapevole che la ragion di Stato lo esigeva se si voleva chiudere quella guerra civile. Fu ancora lui, prevaricando su Davide, ad assassinare Abner, il comandante dell’esercito del re precedente Saul, un abile generale che era pronto a trattare col nuovo governo: Joab, però, aveva un conto personale da regolare con lui, vendicare la morte in battaglia di suo fratello Asaèl, ucciso da Abner, che pure aveva tentato di evitargli questa fine (2Samuele2,18-23). Ma non era finita. Quando Davide, in un sussulto di autonomia, lo aveva sostituito come capo dell’esercito con un altro generale, Amasà, loab non aveva esitato un momento: durante un incontro in una zona periferica a Gabaon, aveva piantato un pugnale nel basso ventre al suo successore, mentre lo abbracciava per il saluto (2Sarnuele 20,8-10).
Ma anche per questo sanguinano nipote di Davide ci sarebbe stata una resa dei conti. Fu un errore politico a costargli la vita.


Nella lotta di successione sul trono di Davide egli si schierò dalla parte di Adonia; a vincere, però, come è noto, fu l’altro figlio, Salomone, che lo fece giustiziare da un generale, Benaià, che sarebbe stato il suo successore alla carica di ministro della difesa e di capo dell’esercito (1Re 2,28-35). In quell’occasione Salomone ricordò quel principio biblico secondo cui «chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso» (Genesi 9,6) e dichiarò: «Il Signore farà ricadere il sangue di Ioab sulla sua testa, perché ha colpito uomini giusti e migliori di lui» (1Re 2,32).