UN CANTO FRATERNO


Un bocciolo di rosa si apre lentamente nell’alba e sui petali si depongono le stille della rugiada: è, questa, un’immagine estiva di freschezza e di bellezza. Di essa, purtroppo, s’impossessano sistematicamente i poeti dilettanti per riproporre versi sdolcinati e scontati. Questa immagine è catturata da un antico poeta ebreo: in una terra arida e calcinata dal sole la rugiada diventa un simbolo divino. Nel libro del profeta Osea leggiamo, infatti, questa dichiarazione del Signore:
«Sarò per Israele come rugiada» (14,6).
Ma ritorniamo al poeta ebraico, autore del Salmo 133, una lirica di una trentina di parole, simile a una miniatura di un “libro d’Ore”. Egli intesse un canto della fraternità spirituale che si trasforma in un ritratto idealizzato di una comunità nazionale e religiosa in cui regnano la concordia, la pace, la gioia. Il musicista statunitense Leonard Bernstein (1918-1990) ha usato proprio l’avvio del nostro Salmo per cantare l’unione fraterna, umana e religiosa, nei suoi Chi chester Psalms (1965). Ascoltiamo innanzitutto il testo poetico. «Ecco quanto è bello e quanto è soave / che i fratelli abitino insieme! / È come olio prezioso sul capo, / che scende sulla barba, / sulla barba di Aronne, / che scende sul collare della sua veste. / È come rugiada del monte Hermon / che scende sui monti di Sion. / Là il Signore ha disposto la sua benedizione / e la vita in eterno». Il Salmista sceglie una simbologia un po’ esotica, legata a due realtà preziose per l’orientale, come l’olio e la rugiada, per indicare ciò che rappresenta l’amore nella comunità religiosa e civile. Il balsamo è segno di ospitalità, di cordialità e di gioia, ma è anche la materia della consacrazione sacerdotale e regale. Per questo l’immagine che il Salmista assume è quella della consacrazione di un sacerdote, tipizzato in Aronne, il padre del sacerdozio biblico.
La fraternità è una forza sacra che pervade tutto l’essere d’Israele, il suo stesso fisico (la barba è segno di viriuità e di vitalità) e la sua dignità (la veste). La rugiada, invece, in una situazione geoclimatica arida com’è quella palestinese, è segno immediato di vita e di gioia. La fraternità è la rugiada della vita personale e nazionale. Il poeta sogna che la ricca rugiada dell’Hermon si diffonda in modo prodigioso e inondi miracolosamente la Terra santa, avvolgendo nel suo fresco manto anche i lontani e aridi colli di Gerusalemme. L’amore deve, dunque, permeare e fecondare l’intera mappa spirituale e sociale del popoio dei figli di un Dio d’amore.
Sant’Agostino, dopo aver letto i versetti di questo Salmo, aveva scritto: «Queste parole del Salterio, questo dolce suono, questa soave melodia, cantata e compresa, hanno generato i monasteri. Questo suono risvegliò i fratelli che desiderarono abitare insieme, questi versi sono stati la loro tromba. Essi erano dispersi per tutta la terra e quelli che erano prima separati si sono uniti». Alle parole del Salmo 133 fa eco anche il grande poeta angloamericano Thomas S. Eliot (1888-1965) quando nei Cori della Rocca canta: «Che vita è la vostra se non avete vita comune? / Non esiste vita se non nella comunità, / e non esiste comunità se non è vissuta in lode di Dio».