IL MISTERO DEI SOGNI


Lo scrittore francese Roger Caillois (1913-1978) affermava che «i sogni hanno la forma delle nuvole e dei disegni delle ali delle farfalle. Sostanza aerea, polvere dai mille colori che resta sui polpastrelli e che si infrange se ci si attacca». Ora, se sfogliamo la Bibbia — a partire dal sogno di Adamo che all’alba scopre Eva fino alle visioni dell’Apocalisse — ci accorgiamo che le sue pagine sono spesso cosparse di questa polvere dorata. Ma per le Scritture i sogni sono un simbolo del mistero divino: pensiamo alla scala celeste sognata da Giacobbe (Genesi 28), ai famosi sogni interpretati da Giuseppe “l’egiziano” e ai vari sogni evangelici che costellano le notti di Giuseppe, padre legale del neonato Gesù (Matteo 1-2).
Pensiamo, poi, alle potenti cinque visioni finali del libro di Amos, il profeta contadino, a quelle barocche di Ezechiele, alle Otto visioni surreali di Zaccaria, a quelle complesse e apocalittiche di Daniele. Pensiamo anche alla significativa definizione
di “veggente” attribuita ai primi profeti d’Israele come Samuele, Elia ed Eliseo. D’altronde tutto l’antico Oriente era “incantato” dai sogni, al punto tale che in un papiro egiziano leggiamo che «Dio ha creato le medicine per guarire le malattie, il vino per guarire la tristezza e ha creato i sogni per guidare chi è cieco nel cammino della vita».
Certo, ci possono essere in essi illusioni e magie, come diceva il poeta Umberto Saba:
«È questo il sogno della mia saggezza ultima. / E come tutti i sogni, vano>’. Ma, secondo il titolo del celebre dramma dello spagnolo Calderòn de la Barca, «la vita è sogno», e lo scrittore americano Edgar Allan Poe andava oltre e affermava che «tutto ciò che vediamo o sembriamo / è soltanto un sogno dentro un sogno».
Ebbene, se la Bibbia desume elementi universali e locali per costruire la sua concezione del sogno, dobbiamo però riconoscere che essa delinea un’interpretazione simbolica e teologica della visione notturna e diurna. Cerchiamo di spiegare questa particolare prospettiva. Noi, quando siamo nel sogno, vediamo tante realtà quotidiane che incontriamo da svegli, ma esse sono mescolate, trasformate, trasfigurate come in un caleidoscopio. Si ha come un nuovo mondo con nuovi rapporti e con nuove sensazioni.
Ora, la rivelazione e la conoscenza di fede non sono forse un nuovo ordine del mondo e della storia? Il mistero non è forse un orizzonte in cui la realtà viene trasfigurata e portata a pienezza? Detto in forma più precisa, sogno e la visione sono nella Bibbia un modo simbolico per esprimere la conoscenza della fede che segue vie diverse da quelle razionali, senza però distruggere la realtà, bensì dando ad esse un disegno inedito e un progetto superiore.
È per questo che spesso entra in scena l’angelo che è quasi l’interprete di Dio, capace di decifrare quel disegno, di svelarci quel linguaggio di segni e indicarci il percorso da seguire nella “veglia” dell’esistenza storica per rispondere al “sogno”, cioè alla volontà divina.