BACH E LA CROCE


Giovedì 14 settembre la liturgia ha in calendario la festa dell’Esaltazione della Croce di Cristo, una celebrazione antichissima che ebbe origine a Gerusalemme per commemorare la dedicazione delle due basiliche erette dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena (IVsec.)rispettivamente sul Calvario e sul Santo Sepolcro (come è noto, entrambi i siti sono ora mglobati nell’unica basilica del Santo Sepolcro). Noi vorremmo celebrare questa solennità, che è anche biblica (Giovanni e Paolo descrivono la crocifissione come “esaltazione-innalzamento” glorioso e già pasquale), in modo un po’ sorprendente.
Il 28 luglio scorso ricorrevano i 250 anni dalla morte di un musicista sommo, Johann Sebastian Bach, che si spegneva a 65 anni a Lipsia proprio il 28 luglio del 1750. Ebbene, per tutta
la sua vita egli ha cantato la sua fede: non dimentichiamo che in capo alle sue composizioni egli poneva la sigla J.J., cioè Jesu Juva, “Gesù, aiutami!” e le suggellava con un S.D.G., Soli Deo Gloria, convinto che la gloria toccasse solo a Dio. È curioso notare che l’inventario della sua biblioteca comprendeva soprattutto libri sacri, di teologia e di spiritualità.
Il vero e proprio oceano musicale che egli ha lasciato è sistematicamente fondato sulla Bibbia e, anche quando — come accade nelle 200 Cantate — il testo è affidato a librettisti, in filigrana si intravedono sempre i rimandi scntturistici. Proprio sul nostro settimanale a Pasqua abbiamo ricordato la scoperta, avvenuta in un archivio di Kiev in Ucraina, dell’ultima pagina di Bach, scritta con fatica alle soglie della morte: era il mottetto che egli voleva fosse eseguito al suo funerale e portava un titolo embiematico, Lieber Herr Gott, wecke uns auf, “Caro Signore Dio, risvegliaci!”, una nitida professione di fede nella risurrezione.
Ma a livello popolare una delle opere più famose del maestro di Lipsia è la Passione secondo Matteo, che nel catalogo delle opere reca la segnatura BWV 244. Purtroppo è spesso seguita da un pubblico che, oltre a ignorare il tedesco, non ha forse mai letto integralmente il racconto matteano della passione, morte e sepoltura di Gesù che funge da filigrana dell’opera (26,1-75; 27,1-66). La Passione, invece, veniva eseguita in chiesa il Venerdì santo, come vera e propria celebrazione religiosa. È per questo che il testo evangelico è costantemente intarsiato di corali che hanno lo scopo di stimolare la meditazione, la partecipazione, la conversione del cuore.
Ebbene, la teologia della croce era fondamentale nella spiritualità luterana e Bach seppe fare con la sua musica una specie di catechesi altissima del messaggio sintetizzato da Paolo ai Corinzi così: «Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei sia Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Corinzi 1,23-24).