Racab, la meretrice di Gerico


La celebrazione della prima Pasqua nella terra promessa, che è al centro della lettura del libro di Giosuè proposta in questa domenica dalla liturgia, ci permette di evocare un volto femminile per molti versi sorprendente, quello di Racab (Raab), un nome che nella Bibbia definisce pure il mostro del caos marino, simbolo del nulla vinto da Dio nella creazione e usato con disprezzo anche per designare l'Egitto (Isaia 30,7). La storia di questa prostituta di Gerico è narrata nel capitolo 2 del libro di Giosuè ed è l'antefatto della conquista clamorosa di questa città, considerata come la chiave di volta per l'ingresso nella terra di Canaan.

In realtà, secondo gli archeologi, Gerico in quel periodo storico era già distrutta e il racconto biblico con la descrizione della solenne processione degli Ebrei e delle mura crollate al suono delle trombe è forse un modo per ricordare che la città non era stata conquistata con la forza delle armi di Israele, ma per dono divino.

Tuttavia è certo che attorno alle mura parzialmente diroccate e tra le rovine si era stanziata una popolazione semisedentaria che aveva intenzione di resistere ai nuovi occupanti israeliti.

Ebbene, gli esploratori inviati da Giosuè trovano rifugio proprio presso questa donna, forse anche a causa della sua particolare professione. E Racab diventa "collaborazionista" col nemico ebreo ottenendo in cambio la salvezza per sé e per i suoi familiari, attraverso un segno di riconoscimento: una corda di filo scarlatto appesa alla finestra avrebbe fatto riconoscere all'esercito di Giosuè la casa di Racab. E così accadde: quando Israele entrò in città votandola allo sterminio, solo l'edificio della corda rossa coi suoi abitanti fu salvaguardato e, così, Racab fu aggregata al popolo dell'elezione (6,22-25).

La figura di questa donna, che aveva creduto nel Dio di Israele, viene allora esaltata dalla Bibbia come un esempio, nonostante fosse una straniera e una prostituta. La Lettera agli Ebrei la celebra come un'eroina della fede (11,31) e quella di Giacomo la presenta come modello di fede operosa: "Racab (Raab), la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?" (2,25). Anzi, Racab fa capolino persino nella genealogia di Gesù (Matteo 1,5).

La stessa tradizione cristiana successiva non esiterà, con sant'Ambrogio, ad applicare alla Chiesa la figura di questa casta meretrix: la Chiesa è casta, libera dal male, ma è come la "meretrice" Racab perché accoglie tutti per portare tutti a salvezza. Persino la cordicella rossa in alcuni Padri della Chiesa si trasfigura in un simbolo del sangue che cola dalla croce di Cristo.
La storia di questa donna, umiliata e per certi versi sconcertante, diventa così un emblema dai nuovi risvolti spirituali, entrando in tal modo nella comunità di Israele e della Chiesa, un po' nella linea di quanto dirà Gesù:
"I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio" (Matteo 2 1,31), sulla base della loro fede e della loro conversione alla giustizia.