Beniamino, figlio del buono auspicio


La Lettera agli Ebrei raffigura i cristiani come «circondati da un grande nugolo di testimoni» (12,1) e questa folla di credenti coraggiosi (in greco “testimone” è la parola “martire”) è innanzitutto costituita da personaggi dell’Antico Testamento.
Ebbene, anche noi, a partire da ora cercheremo di far emergere qualche volto da questa folla immensa che popola le pagine bibliche e che, in molti casi, è stata dimenticata.

E dato che ci troviamo ancora nell’atmosfera del Natale, sceglieremo un bambino appena nato. Da lontano vediamo avanzare una carovana lungo la pista del deserto della Giudea. Siamo vicini a Efrata, nei pressi di Betlemme. All’improvviso la carovana si ferma e in quel gruppo di persone vediamo un affannarsi e un agitarsi: un urlo squarcia il silenzio della steppa.
La moglie del capoclan Giacobbe è stata colpita dalle doglie del parto e sta malissimo.

Una donna la sta aiutando in questo parto molto difficile.
La situazione precipita: la madre, che si chiama Rachele, entra in agonia.
Ma ecco che la levatrice riesce a estrarre la creaturina, la esamina e vede che è un maschio. La pone, ancora insanguinata, sulla madre per darle coraggio. Essa, con un filo di voce, riesce a mormorare il nome da imporre a quel suo bambino: Ben-oni!, che in ebraico significa “figlio del mio dolore”. E, subito dopo, esala l’ultimo respiro.

Giacobbe, il padre, è travolto da due sentimenti contrastanti: l’immensa sofferenza per la perdita di questa donna che aveva amato più di tutte le altre e la gioia perché essa continuerà a vivere nel bambino che gli ha donato proprio nell’istante della sua morte.

Ecco, allora, la sua decisione: questo piccolo non si chiamerà in modo così triste, come voleva la madre, bensì il suo nome sarà tutto un augurio festoso. E Giacobbe 1o chiama Beniamino, in ebraico Ben-yamin, “figlio della destra”, ossia “figlio della fortuna, della prosperità, del buon auspicio”.

La carovana ora si alza e, prima di avviarsi lungo la pista, assiste in silenzio al rito che il capoclan compie: sulla terra ove è sepolta Rachele viene eretta una stele commemorativa, cioè una pietra che ricorderà come in quel luogo vita e morte si siano incrociate. Questa vicenda è raccontata nel capitolo 35 del libro della Genesi, ai versetti 16-20. La storia di questo bambino continuerà con eventi pieni di colpi di scena.
Suo fratello Giuseppe, venduto dai suoi stessi fratelli, figli di Giacobbe, lo vorrà presso di sé nella terra di Egitto, dopo una serie di avventure che potrete leggere nei capitoli 37-50 (in particolare 43-44) dello stesso libro della Genesi. Comunque, ancor oggi all’ingresso di Betlemme un edificio sacro ebreo reca il titolo di “Tomba di Rachele”.