Chi può scagliare la prima pietra?


Ancora una volta scegliamo una donna a protagonista della nostra rubrica dedicata alle pagine più belle e indimenticabili della Bibbia. E questa volta possiamo letteralmente parlare di pagina indimenticabile perché su di essa si è persino coniato un nuovo modo di dire comune, quello dello «scagliare la prima pietra». Penso che tutti sappiano a questo punto a quale testo mi voglio riferire, al racconto dell’adultera, posto in apertura al capitolo 8 deI Vangelo di Giovanni.

In realtà gli studiosi discutono su questa collocazione, perché il brano è assente nei migliori e più antichi manoscritti che ci hanno tramandato il quarto Vangelo. Anzi, per tema e tonalità sembrerebbe essere più adatto a Luca e al suo Vangelo della misericordia e della tenerezza di Cristo nei confronti dei peccatori e degli emarginati. Sta di fatto che la pagina è molto suggestiva letterariamente ed è “ispirata” e “canonica” teologicamente parlando. Essa fu ripresa spesso dall’arte: citerò solo come esempio Il Cristo e l’adultera di Pieter Bruegel, conservato alla National Galiery di Londra.

La scena è visiva: al centro di un cerchio di curiosi c’è una donna «sorpresa in flagrante adulterio» e quindi passibile della pena della lapidazione secondo l’antica legge ebraica (Deuteronomio 22,22-24). Scribi e farisei dall’alto del loro professato e conclamato rigore morale invocano a gran voce questo giudizio popolare che — come accadrà per il caso di Stefano — potrebbe avere i colori di un linciaggio.
In quell’area, che è situata negli spazi del tempio di Gerusalemme, si trova fin dall’alba anche Gesù.

È un’occasione ghiotta per i suoi avversari per coinvolgerlo in un caso spinoso.
Ma à prima vista Cristo sembra distratto e silenzioso: «chinatosi, scriveva per terra col dito» (8,6). Si è molto ricamato (anche di fantasia) su questo gesto.
Lo si è portato a prova della capacità di Gesù di scrivere. Alcuni hanno immaginato che stesse scrivendo proprio la frase che poi avrebbe pronunziato. Altri, invece, sono convinti che scrivesse un versetto della Bibbia come questo: «Non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di un’ingiustizia» (Esodo 23,1). O come quest’altro del profeta Geremia: «Quanti si allontanano da te, Signore, saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore» (17,13).

In realtà, come suggerisce il verbo greco piuttosto generico (katagràfò, cioè “scrivo giù”), e come nota un importante commentatore del quarto Vangelo, Raymond Brown, «la possibilità di gran lunga più semplice è che Gesù stesse solo tracciando linee per terra, per mostrare il suo disinteresse e disgusto per lo zelo di quegli accusatori».
La scrittrice svedese Selma Lagerlòf ha intitolato un racconto della raccolta L’anello del peccatore (1939) evocando proprio il gesto di Gesù, “L’iscrizione sul suolo”.

Ma l’apice del testo evangelico — come indicherà anche il poeta francese Alfred de Vigny nella “Moglie adultera”, uno dei Poemi antichi e moderni (1837) — è in quelle due indimenticabili frasi: «Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei»; «Io non ti condanno: va’ e d’ora in poi non peccare più» (8,7.11).